martedì 25 dicembre 2012

Il regalo - Racconto


Giovanna gli sorrideva mentre lui fissava, con un po' di sgomento, il pensierino appena scartato sotto l'albero. Poteva confessarle che era il regalo più orrendo che avesse mai ricevuto?
No, che non poteva.
Avrebbe rovinato tutto. Sì, perché lui ormai si era convinto, già dai primi istanti del loro incontro, che lei fosse la sua anima gemella, l'altra metà della mela, del cielo, della terra, quello che volete.
Si erano piaciuti e presi subito, dopo la serata alcolica a casa di quello stordito di Cecco, buono a nulla nella vita, ma insuperabile organizzatore di party prorimorchio.
Lei era bella, giovane, intelligente, disinibita. Aveva gli stessi suoi gusti, gli stessi interessi, lo capiva al solo sguardo.
Almeno fino ad ora.
Insieme si erano davvero divertiti negli ultimi mesi, e sembrava tutto così perfetto che neppure questa nota stonata del rito natalizio, che lei aveva organizzato cogliendolo di sorpresa, con tanto di alberello e palline, e cenetta e regalini, era riuscita a scalfire la certezza che lei fosse davvero quella giusta, l'insostituibile, la papabile, l'impalmabile.
Forse.
Ma la cravatta rosa antico con gli elefantini gialli non si poteva proprio vedere. Che cosa c'entrasse lui, insegnante di ginnastica perennemente in tuta, con una cravatta da denuncia, proprio non riusciva a spiegarselo. Quale poteva essere stato il motivo scatenante per cui lei aveva deciso che a lui piacessero le cravatte?
Forse era uno scherzo.
Che poi non era nemmeno per il colore o il disegno, era proprio per la cravatta in sé. Quando mai lui ne aveva indossata una? Era sempre riuscito a svicolare dall'obbligo del fastidioso orpello in più di un'occasione, che fosse una riunione scolastica o un matrimonio, grazie all'unica giacchetta stilosa che possedeva e che lo salvava dall'accusa di sciatteria.
Solo una volta aveva indossato l'osceno cappio, al funerale di suo padre, preso a tradimento dalla mamma che gliel'aveva legato al collo approfittando del suo dolore, una striscia nera d' incerta provenienza, probabilmente appartenuta al defunto.
Riposa in pace, pezzo inutile di stoffa.
Il turpe accessorio era un affare che proprio non lo riguardava. Nel suo armadio, che pure lei aveva sbirciato, impicciona, quelle volte in cui si era fermata da lui dopo le mirabolanti sedute alle quali fin da subito lo aveva abituato, non ce n'era neanche l'ombra. Impossibile pensare che ne avesse bisogno, visto il suo consueto abbigliamento. Impensabile anche solo sperare che gli piacesse.
Ma anche inconcepibile, ora, dirle che aveva toppato in pieno.
Lei se la sarebbe presa a morte, ne era sicuro. Aveva già capito il genere, del tipo sexy e intelligente ma anche permalosa, come quella volta a Roma quando la piccola non era riuscita a tradurre l'iscrizione latina e lui le avevo fatto un mazzo tanto, rinfacciandole l'inutilità dei suoi studi classici.
Lei non l'aveva più guardato in faccia per tutto il pomeriggio.
Ecco perché non gli andava 'sta cosa dei regali di Natale. C'era sempre da venirne fuori con le ossa rotte. Ci avevano scritto sopra e libri e commedie su questa iattura natalizia, e sul suo corollario di fraintendimenti, incomprensioni, inutili discussioni. Non c'era un solo amico o conoscente che non avesse ricevuto un orrore come regalo di Natale; che non si fosse sentito incompreso, poco apprezzato, offeso da quell'oggetto che avrebbe dovuto gratificarlo e invece gli aveva provocato sinistri moti intestinali.
“Se non ti piace il colore, possiamo cambiarla. C'è anche blu" dice lei a un tratto.
Blu con gli elefantini gialli, che delizia. Sarebbe stato anche peggio, gli elefantini si sarebbero notati di più.
No, grazie.
Ma come rifiutare il regalo senza rifiutare, implicitamente, anche lei? Certo, c'era anche l'opzione fare finta di niente e accettare di buon grado, ma ciò avrebbe significato doverla indossare, prima o poi, la striscetta immonda, almeno per una volta.
Non poteva farcela.
Il pensiero di mettersi quella cosa soffocante al collo, proboscide in un mare di proboscidi, gli faceva accapponare la pelle.
Doveva dirglielo.
Però, però. Cosa avrebbe fatto senza di lei, se l’avesse perduta? Se lei si fosse offesa oltremisura, e non l'avesse più voluto vedere? Oppure fosse rimasta tanto amareggiata da farlo sentire un verme, rovinando così la serata che già era iniziata male con 'sta cosa dell'alberello e delle palline e delle lucine e dei regalini, ma che almeno poteva finire in bellezza su quel bel tappeto soffice vicino al caminetto che aveva adocchiato fin dal suo ingresso?
No, dai.
Prese un bel respiro, mise su il suo faccione da cucciolotto che lei adorava, aprì la bocca e in un soffio rispose: “Grazie, tesoro. E’ bellissima”.
Lei lo guardò con un misto di tenerezza e ammirazione. Il tappeto soffice sembrò avvicinarsi da solo. La meta era a un passo. Mancavano solo pochi attimi, quelli che a lei sarebbero serviti per scartare il suo, di regalo, e poi finalmente la serata avrebbe preso la piega giusta, l’unica che avrebbe potuto rendere sopportabile l’albero, le palline, le lucine, eccetera.
Attese.

Pietro la guardava con un misto di venerazione e desiderio mentre lei si rigirava fra le mani il contenuto del pacchetto appena scartato, un tremendo perizoma rossonero. Poteva confessargli che era il regalo più imbarazzante e offensivo che avesse mai ricevuto?

Daniela Invernizzi


venerdì 21 dicembre 2012

Pina - Racconto


Erano diversi giorni che Pina si trovava adagiata sul terreno in compagnia di aghi di pino, muschio e altri suoi simili.
Da tempo, era consapevole che prima o poi sarebbe caduta, trasformandosi pian piano in humus, ma il ricordo di ciò che aveva visto con il suo babbo Pinosilvestre la rincuorava.
Sì, perché Pina era una pigna, una grossa pigna, con le sue belle brattee legnose e cresciuta su uno dei rami più alti.
Da lì aveva assistito agli spettacoli più belli che la natura le potesse offrire: albe, tramonti, le acrobazie degli uccelli in volo, i cambi delle stagioni, i colori delle piante e tante altre meraviglie ancora.
Ora giaceva a terra per terminare il suo ciclo naturale, quando, ad un tratto, sentì delle voci di piccoli umani avvicinarsi.
Stavano raccogliendo delle pigne e, quando uno di loro le fu vicino, lo sentì gridare:
“Ehi, ne ho trovata una bella grossa che fa al caso nostro!”
E, cosi dicendo, il ragazzino la raccolse e la mise in una borsa.
Arrivati a casa, la sacca venne svuotata e Pina si ritrovò su un tavolo con altre pigne più piccole. I ragazzini le presero una ad una e le pulirono per bene. Una volta pulite, le pitturarono di rosso, d’oro e d’argento. Man mano che il colore asciugava, un sottile nastro veniva legato al picciolo, in modo da appendere le pigne ai rami di un piccolo pino al centro della stanza.
Pina si stava chiedendo quale colore sarebbe toccato a lei, quando uno dei ragazzini la prese.
Con un temperino, iniziò a toglierle le brattee seguendo uno schema preciso. Così facendo, creò una cavità e trasformò così la pigna in una piccola capanna. 
Più tardi, Pina venne deposta su una corteccia piana. All’interno della sua cavità, vennero inserite delle piccolissime statuine: due animali accucciati, due umani inginocchiati e un piccolo nido di paglia in mezzo a loro.
“Sì, ora è pronta. A Natale metteremo Gesù bambino nella mangiatoia,”  disse il ragazzino mentre sistemava l’originale presepe sulla trave del camino.
Venne la notte, le luci si spensero e tutti gli umani andarono a dormire. Pina pensò a tutto ciò che le era successo durante la giornata. Malgrado non avesse capito il significato di quelle due parole cariche di gioia, che più di una volta aveva sentito pronunciare, si rivolse alle sue compagne dai colori sgargianti e disse:
“Buon Natale.”

Cristian Longhi   

mercoledì 19 dicembre 2012

Smart Xmas - Racconto


Caro Chicco,

ti scrivo per farti sapere che sono stato bravo, molto bravo.
Sono buono da un’infinità di tempo, e, in modo particolare, lo sono con te da 27 anni, dal tuo primo Natale.
Prima ancora che tu potessi esprimere pensieri coerenti, che fossi in grado di identificare e formulare un desiderio che andasse oltre i più basilari bisogni legati alla sopravvivenza.
Quando poi, con la crescita, i desideri hanno iniziato a prendere forma e a diventare sempre più numerosi, sempre più forti e consapevoli, ho cercato di esaudirli, come ho potuto.
Certo, farli realizzare tutti sarebbe stato impossibile, se non dannoso.
Ricordi quando volevi una moto d’acqua vera? In quel periodo, guardavi “Baywatch” e chissà che ti eri messo in testa. Sognavi di andarci sul mare di Celle Ligure, durante le nostre due settimane di vacanze, in agosto? O contavi di allenarti, prima, nel Lambro, tra le pantegane? Ricordo quanto ho riso, quando ho letto: “Mi raccomando: vera, ormai sono grande!”
Poi, però, mi si è stretto il cuore, guardando la tua faccia mentre aprivi quel pacchetto troppo piccolo e la tua delusione nel trovarvi, all’interno, solo un modellino. Ti è passata quasi subito e ci abbiamo giocato insieme nella vasca da bagno.
Quello è stato l’ultimo anno che hai scritto a Babbo Natale.
“Baywatch” hai continuato a guardarlo, ormai per le ragazze, più che per le moto d’acqua.
I regali, comunque, non hanno smesso di arrivare, anche senza lettere.
Davvero non puoi lamentarti, da me e dalla vita hai avuto parecchio, quindi, non penso che te ne avrai a male se quest’anno non riceverai nulla.
So cosa stai pensando, pensi che i regali a cui tieni davvero, adesso, non te li porto più io, te li compri da solo. Pensi a quel pacchetto all-inclusive in un albergo a quattro stelle, con spa e campi da golf, tennis e piscina olimpionica a Istanbul. I biglietti dell’aereo li hai già acquistati e anche l’hotel è un prepagato, per avere un prezzo migliore. Ieri sera, ti sei collegato con il tuo smartphone, hai inserito la tua carta di credito e hai ricevuto subito il coupon di conferma e i biglietti elettronici per il volo. Poi sono arrivati i bambini: ti si materializzano sempre davanti, quando smanetti con il cellulare.
Non ti piace che ci giochino, hai paura che lo facciano cadere o che ti incasinino qualcosa, ma, in fondo, sei orgoglioso di come, intuitivamente, lo sappiano usare, anche la piccolina che ha solo 3 anni. Ti sei sentito generoso, forse a causa del viaggio con tua moglie, che già pregustavi, e hai voluto riempirli di meraviglia. Ti è bastato scaricare l’app “I-Santa”. Ė una figata, parte tutta un’animazione con le renne che volano nel cielo pieno di stelle e fiocchi di neve e poi compare Babbo Natale che fa ho ho ho! battendosi sul pancione. Ci sono diversi giochini che si possono fare: Angry Reindeer, il Tetris dei pacchi dono e la Xmass-ville degli elfi, ma, soprattutto, c’e’ la mail per Santa.
In realtà è un link per acquisti on-line di giocattoli.
Hai fatto scegliere ai bambini tre regali a testa, guidandoli verso giochi adeguati all’età e non troppo costosi. Gli acquisti sono finiti direttamente nel carrello.
Inseriti i dati della tua carta di credito, è comparsa la letterina personalizzabile con le foto dei regali già inserite nella lista.
È stato sufficiente scegliere lo sfondo e le formule standard di richiesta e augurali e poi la piccola ha toccato lo schermo, la letterina è stata inviata e Babbo Natale è comparso per un ho ho ho finale.
E io, io mi sono sentito morire.

Per me il Natale è sempre stato un momento speciale.
In cantina, c’è tutto uno scaffale dedicato. Vi conservo, ben riposte, le decorazioni, divise per tipo: le palline, le luci, i festoni e, in una scatola di latta, puntale e stella cometa. Dietro, c’e’ il grande abete di plastica, smontato e ripiegato. Risale al tuo primo Natale. Di fianco all’albero, chiusa in un sacco della spazzatura per non prendere polvere e per nasconderla a occhietti curiosi, c’e’ una busta con dentro il costume e il cappellino rossi bordati di pelliccia sintetica bianca.
Questo è il primo Natale senza tua madre.
È molto triste per me.
Pensavo lo avrei passato con te e la tua famiglia, invece hai deciso di concederti una breve vacanza all’estero. I bambini andranno dai tuoi suoceri.
Sai, volevo far scrivere ai piccoli una vera lettera a Babbo Natale, con carta, busta e francobollo. Li avrei accompagnati all’ufficio postale per farla spedire al Polo Nord. Ci pensi all’attesa piena di aspettative? E la sorpresa, quando mi fossi vestito da Babbo Natale per consegnar loro i regali alla mezzanotte?
Invece niente.
All’inizio, mi sono detto che, in fondo, avevi la tua vita e che non potevo pretendere. Poi, però, ho pensato ai Natali passati, ai desideri che si realizzano se si è buoni e a quanto sono sempre stato buono io nel cercare di realizzare i vostri di desideri, i tuoi e quelli di tua madre.
Stavi guardando un film in prima visione sulla pay-tv.
Tua moglie, stava mettendo i bambini a letto.
Il cellulare era sul tavolo.
Ho fatto solo qualche piccola modifica. Il nome, il cognome è lo stesso. Un posto, invece di due e, allo stesso prezzo, una destinazione più lontana. Un altro albergo, medesima catena, per 15 giorni.
Partenza: oggi.
Ti scrivo sulla carta da lettera che avevo comprato per i bambini, chissà se ti piacciono ancora le renne.
Il bagaglio a mano è già pronto sul letto. Non porto altro, sarò sempre in costume.
Non preoccuparti per me, starò bene, molto bene. Non farmi cercare e, soprattutto, non mettere in giro una mia foto, sarebbe inutile: ti sorprenderà, ma ho tagliato la mia adorata barba bianca.
Ti manderò una cartolina, con le palme. Una anche a tua madre, quella stronza. Su facebook, ho visto come si chiama quello con cui è andata a stare, su internet ho trovato anche l’indirizzo di casa. E dire che, quando mi hanno messo in cassa integrazione, non ci volevo andare al corso d’informatica per la riqualificazione professionale. Invece, è stato utile, ho scoperto di avere un certo talento per queste cose.
È arrivato il taxi, devo andare. Ti auguro di passare delle buone feste a casa, con la tua famiglia.

Il tuo papà,

Natale
 
di Giuliana Annesi

domenica 16 dicembre 2012

Il riposo della Befana - Racconto

18 dicembre. “Un mese di riposo, signora. Non un giorno di meno,” ordinò il medico mentre compilava la ricetta. La Befana, il collo immobilizzato in una fasciatura rigida, lo guardava con tanto d’occhi.
Il giorno prima la Befana si trascinava, curva, da una stanza all’altra della casa. Il Natale era alle porte, nonostante anche quest’anno si fosse ben mimetizzato tra le musichette, i colori e gli splendori di mercatini e centri commerciali. Bambini e ragazzi sciamavano nei cortili delle scuole, nelle strade, nelle stazioni. I genitori li accompagnavano per un pezzo, si staccavano da loro, poi li riprendevano per riaccompagnarli, lasciarli ancora, ritrovarli dopo.
La Befana tornò a sedersi alla scrivania. Il mal di schiena le fece fare un gemito. Una mano sul mouse, l’altra allo schedario, gli occhi arrossati sul monitor, intenti sull’ultima e-mail. “Questa è da decifrare, altro che leggere”, borbottò tra sé. “Ci capivo di più quando scrivevano a mano. Almeno facevano attenzione alla punteggiatura e distinguevano maiuscole e minuscole. Adesso credono di mandare essemmesse, altro che letterina alla Befana. Ci sono più ‘kappa’ che ‘acca’. Più faccine che virgole. Più numeri che lettere. E guarda, guarda quest’altro messaggio. È uno spudorato copia-incolla della lettera a Babbo Natale, questa bimba furbetta ha cambiato solo i nomi dei regali. Come se io e Babbo Natale non comunicassimo! Neanche lo sforzo di riscriverla daccapo! E guarda, anche l’immagine è scaricata direttamente da internet!” E mentre così pensava, probabilmente perché il nervoso le aveva fatto irrigidire i muscoli, aveva sentito come un “crick” alla base del collo, e nel giro di due secondi si era resa conto di non poter più muovere la testa.
Il giorno dopo la Befana provò a ribellarsi all’ingiunzione di rimanere a casa per un mese.
“Ma come faccio, dottore? Devo ancora completare il lavoro di segreteria, ultimare gli ordini, fare lo stoccaggio in magazzino… e poi, il 5 gennaio devo consegnare!”
“Il 5 gennaio non se ne parla neanche, signora. Vuole rovinarsi la salute? Lei deve cominciare a riguardarsi, non è più una fanciulla, suvvia!”
“Ma si rende conto di quello che mi chiede? Io sono la Befana!”
“E io sono Babbo Natale… Signora! Ha idea dell’umidità che scende di notte? Tutto a carico delle sue ossa. Lei lavora troppo, abusa della sua età e delle sue forze. Non si discute: se ne sta a casa almeno fino a metà gennaio.”
Rimasta sola, la Befana si sentì prendere dallo sconforto. Poi fece un sospiro profondo e cercò di sollevare lo sguardo quel tanto che la fasciatura le consentiva. “Non devo perdere la calma. Devo solo organizzarmi, assumere dei collaboratori. Non posso più fare tutto io, il lavoro negli ultimi anni si è moltiplicato. E al corso di aggiornamento ce l’hanno spiegato bene: uno dei principi fondamentali del management è proprio delegare. Delegare, delegare, delegare, per poter svolgere meglio il lavoro dall’inizio alla fine, dalla raccolta dati alla consegna della merce, alle telefonate di follow-up per verificare il gradimento del servizio.”
“Ti do due consigli,” le disse l’amico Cristoforo, Santo patrono dei viaggiatori, venuto un paio di giorni dopo ad ascoltare la angosce della Befana.
“Il primo: rallenta, Befana, sei stanca. Sei nervosa. Pensi ai bambini tutto l’anno, poi ti arrabbi con loro perché non ti mandano più le lettere e i disegni fatti a mano come una volta, e arrivi al 5 gennaio che sei esausta. Questo torcicollo non è affatto un caso, ma un segnale importante di cui devi tener conto! Riposa, rilassati.
Secondo: chiama Santa Lucia e Babbo Natale e fatti aiutare. Chiedi loro di distribuire i tuoi regali, solo per quest’anno. E non storcere il naso. Sì, lo so, c’è sempre stata un po’ di competizione tra voi, ma qual è la priorità, qui? Avanti, dimmi, qual è?”
“I bambini…” sospirò la Befana.
“I bambini. Vedi che lo sai da sola? Chiama i tuoi colleghi e chiedi aiuto.”
“Sì, Cris, farò come dici tu. Ma non li chiamo tutti e due. Litigano di continuo, non lo sai? Sono come il sole e la luna, il diavolo e l’acqua santa… Farebbero un gran pasticcio! Meglio non metterli a lavorare insieme.”
“Davvero? Non sapevo…”
“Davvero. L’ultima volta, Santa Lucia lo ha chiamato ‘U diavulazzu’, perché sa che è tutto vestito di rosso, anche se lei non può vederlo… Babbo Natale era furioso.”
“E va bene. Chiedi solo a Babbo Natale, allora. È generoso, ed è un professionista. Non lo dovrai neanche pregare… e farà un ottimo lavoro.”
La mattina dopo la Befana, che si stava ormai rassegnando all’idea, telefonò a Babbo Natale per chiedergli se poteva sostituirla la notte del 5 gennaio. San Cristoforo aveva visto giusto: Babbo Natale non se lo fece dire due volte.
“No problem, Beffy! Fammi solo chiudere il 25 e poi mi metto in moto per il 5!” “Grazie,” rispose la Befana a denti stretti. “Guarda che se non puoi, posso organizzarmi diversamente…”
“Ma figurati, Beffy! Considerala cosa fatta! Ci vediamo da te alle dieci la sera del cinque!”.
Messo giù il telefono, la Befana cominciò, inaspettatamente, a sentirsi più leggera. “Per una volta che mi faccio aiutare… Non cascherà mica il mondo!”,
La sera del cinque gennaio, Babbo Natale si presentò puntualissimo davanti al magazzino della Befana, che poi era proprio accanto alla casa di lei.
“Il dolore al collo è molto più sopportabile, ormai…” la sentì dire.
“Il dottore ha esagerato, io sto già bene!” continuò lei.
“Scherzi?” replicò severo Babbo Natale “Sei pallida, non sei ancora a posto! Tu non preoccuparti di niente, penso a tutto io.”
“Ma le renne? Avete già girato tutta la notte del 25… è un superlavoro anche per loro!”
“Le renne sono in formissima e io sono fresco come una rosa, non si vede, Befanuccia? E poi… ti assicuro che il cenone di Capodanno mi ha meravigliosamente rifocillato!”
La Befana non seppe cosa rispondere. In effetti Babbo Natale scoppiava nel suo completo rosso. Un’esplosione di salute e anche del cotechino del Veglione, probabilmente. Era lei a perdere colpi!
Gli diede la cartellina con gli ordini, l’inventario e gli indirizzi. Poi gli porse le chiavi del magazzino. Fece una carezza alle renne e, a lui, un cenno di saluto.
“Ci vediamo domattina, Beffy! Vengo da te a fare colazione. E sta’ tranquilla!”
La Befana rientrò  mestamente in casa. “Vorrà dire che guarderò un po’ di tv, non lo faccio mai… E speriamo che mi concili un po’ il sonno”.
Erano le tre di notte, quando sentì squillare il cellulare. Guardò il monitor: il nome di San Cristoforo lampeggiava sul dislplay.
“Ciao, Cris, come mai a quest’ora della notte?” Percepì, dall’altra parte, come un’esitazione. “Befana, sei a casa, tu?”
“Certo che sono a casa, avevamo deciso così, no?”
“E i regali?”
“Cris, ti sei già dimenticato? Ci pensa Babbo Natale, per quest’anno. Io sono a riposo.”
Un’altra esitazione.
“Cris, è tutto a posto?”
“Befana, qualcosa non va.”
La Befana si sentì il collo sudato sotto la fasciatura.
“Cosa vuoi dire?”
“Sto controllando le rotte notturne sul monitor, come al solito.”
“Beh, lo fai sempre, no? Con il satellite…” Sentiva il collo sempre più sudato.
“Appunto, Befana, da quando c’è il GPS. E ho visualizzato la slitta di Babbo Natale che partiva da casa tua.”
“Infatti. È stato da me in serata, abbiamo fatto il passaggio di consegne ed è partito. Cosa c’è che non va?”
“Cosa c’è che non va? C’è che sono le tre di notte e Babbo Natale non ha recapitato neanche un pacco, finora! La slitta è parcheggiata da ore sullo stesso tetto!”
“Santissimi Magi! E cosa aspetta quel chiacchierone a muoversi!? Ne va del mio nome! Della mia reputazione! E dei miei bimbi, che hanno diritto ai loro regali!”
“Befana, non lo so. Provo a chiamarlo, vuoi?”
“No, no, lascia. Lo chiamo io, quel pelandrone. Lo chiamo io!”
Ma Babbo Natale la precedette con un sms. La Befana lesse sul monitor del telefono:  
“INCASTRATO NEL COMIGNOLO DI CASA DI MATTIA, PRIMO BAMBINO LISTA. PROVATA ESTRAZIONE CON RENNE, INUTILE.”
La Befana si sentì venir meno. Le tre di notte… i regali ancora tutti sulla slitta… le renne… Babbo Natale incastrato… Il cotechino di Capodanno… Lei con il collo bloccato… Cos’era, un incubo? Forse. Ma poi le venne un’idea. Cercò un numero sulla rubrica del cellulare.  
La parola “sgomento” descrive solo in minima parte lo stato d’animo di Babbo Natale, che oltre a sentirsi disperato, provava anche un grande imbarazzo nel trovarsi con il pancione bloccato nel primo fumaiolo della notte. Com’era potuto succedere? Quanti comignoli aveva disceso negli ultimi cent’anni con l’agilità di un ragazzino? Stavolta, poi, aveva voluto anche strafare: ci si era buttato a pesce, e le gambe erano la parte di lui che le renne vedevano agitarsi all’esterno, e che neanche tirando tutte insieme erano riuscite a far avanzare di un solo centimetro.
Ma i miracoli accadono.
A un certo punto della notte, quando si stava ormai addormentando a testa in giù nel camino, Babbo Natale si sentì afferrare ai pantaloni all’altezza delle caviglie. Poi si sentì trascinare da una forza che gli parve cocciuta e fiera, da una volontà ostinata che non conosceva nelle sue renne. Ben presto si trovò a gambe in aria sul tetto pieno di neve, il pancione finalmente libero. “Ma cosa…” E mentre si rimetteva in piedi e iniziava a togliersi di dosso neve e fuliggine, il suo sguardo incrociò quello del più paziente, riservato e dolce degli animali.
L’asinello di Santa Lucia, già carico con una parte dei regali della Befana, si godeva le carezze dalla sua padrona, pronto a partire. Come la vide, Babbo Natale fece istintivamente un piccolo inchino e disse: “Buonasera, Lucia.” “Andiamo,” ribatté la Santa.
La mattina seguente, all’ora della colazione, la Befana sentì delle risatine e lo scalpiccio degli zoccoli degli animali. Si affacciò. Babbo Natale, in piedi accanto alla slitta ormai vuota di regali, porgeva la mano a Santa Lucia: “Occhio al gradino, Lucy. Ti faccio strada…”.


Giuliana Salerno

Treviglio, 15 dicembre 2012
 

 

 

 

 

 

 

sabato 15 dicembre 2012

Incipit racconti di natale 5 - di Daniela Invernizzi


Il regalo
 
Giovanna gli sorrideva mentre lui fissava, con un po' di sgomento, il pensierino appena scartato sotto l'albero. Poteva confessarle che era il regalo più orrendo che avesse mai ricevuto?
No, che non poteva.
Avrebbe rovinato tutto. Sì, perché lui ormai si era convinto, già dai primi istanti del loro incontro, che lei fosse la sua anima gemella, l'altra metà della mela, del cielo, della terra, quello che volete.
Si erano piaciuti e presi subito, dopo la serata alcolica a casa di quello stordito di Cecco, buono a nulla nella vita, ma insuperabile organizzatore di party prorimorchio.
Lei era bella, giovane, intelligente, disinibita. Aveva gli stessi suoi gusti, gli stessi interessi, lo capiva al solo sguardo.
Almeno fino ad ora. [...]
 

venerdì 14 dicembre 2012

Incipit racconti di Natale 4 - di Giuliana Annesi

Smart Xmas
Caro Chicco,
 
ti scrivo per farti sapere che sono stato bravo, molto bravo.
Sono buono da un’infinità di tempo, e, in modo particolare, lo sono con te da 27 anni, dal tuo primo Natale. [...]
 

Incipit racconti di Natale 3 - di Gianna

La cioccolata

E piove anche oggi. Sono veramente stanca. Continuo a leggere questi fogli: animali che possono perdere la pelle se qualche predatore li attacca e riescono a farla ricrescere. Mi ricorda la leggenda di quelle creature della mitologia irlandese che... [...]


Irlanda. Selciato dei Giganti

Incipit racconti di Natale 2 - di Marino Polgati


L'asino
 
Mancavano un paio di giorni a Natale e mia madre, come tutti gli anni in questo periodo, aveva comperato e nascosto nella credenza cinque arance e cinque mandarini.
Sarebbero stati gli indicatori odorosi del Natale o, almeno nelle sue intenzioni, il loro profumo doveva stimolarci il ricordo natalizio anche in futuro. Solo a Natale, difatti, vedevamo e potevamo odorare questi splendidi frutti, fonte di salute secondo mia madre, per via della vitamina C, che da noi si vedeva raramente. Ovviamente li potevamo anche mangiare ed era quasi un rito. Bisognava gustare lentamente ogni spicchio, assaporarlo a lungo per trarne il massimo del piacere. [...]

giovedì 13 dicembre 2012

Incipit racconti di Natale 1

Inizio io. Il racconto è in corso di scrittura e quindi non saprei ancora che titolo dargli. Qualcosa che riguardi i regali, il 5 gennaio, il torcicollo, la cioccolata calda. Lo sapremo sabato prossimo.

Giuliana Salerno

 


18 dicembre
“Un mese di riposo, signora. Non un giorno di meno,” ordinò il medico mentre compilava la ricetta. La Befana, il collo immobilizzato in una fasciatura rigida, lo guardò con tanto d’occhi.
[...]

Premio letterario "TreVille" di Clementina Borghi

Pubblico con piacere il bando integrale del premio letterario "TreVille" promosso dall'Associazione "Clementina Borghi" di Treviglio.

La stessa associazione sosterrà, insieme al Comune di Treviglio, il terzo corso di scrittura narrativa e poetica "Eppur si scrive", di cui avrete notizie a breve anche da questo blog.

Per conoscere le altre iniziative dell'associazione, vi invito a visitare il sito internet www.clementinaborghi.it.

Giuliana Salerno

***
 
 
PREMIO NAZIONALE DI POESIA E NARRATIVA “TREVILLE”
BANDO CONCORSO – XV EDIZIONE ANNO 2013
 Scadenza 28/02/2013
associazioneculturale@clementinaborghi.it



ARTICOLO 1 – FINALITÀ.
L’Associazione Culturale Clementina Borghi promuove la XV edizione del Premio Nazionale di Poesia e Narrativa Treville. Il concorso persegue l’obiettivo di promuovere e valorizzare la narrativa, la poesia in lingua e quella dialettale.

ARTICOLO 2 – TERMINE DI SCADENZA.
Le opere vanno inviate in plico postale entro il 28 febbraio 2013 a
Associazione Culturale “Clementina Borghi”, C.P. 39, 24047 Treviglio

ARTICOLO 3 – SEZIONI DEL PREMIO.
È possibile concorrere nelle tre sezioni con tema libero:
1) Poesia in lingua italiana;
2) Poesia in dialetto
3) Racconto
La partecipazione è aperta a tutti, senza alcun limite di età né vincolo di contenuto, di stile e di metrica. Massimo 30 versi ogni poesia. Testi in lingua italiana o in dialetto. Si può partecipare con un massimo di due poesie, sia edite sia inedite, non già premiate in altri concorsi. Le poesie in dialetto devono avere la traduzione a fronte.
I racconti devono avere una lunghezza massima di 12.000 battute compresi gli spazi. Testi in lingua italiana. Si può partecipare con un massimo di due racconti, sia editi sia inediti, non già premiati in altri concorsi.
La quota di partecipazione per ogni sezione è di 15 euro.
 
ARTICOLO 4 - MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE.
Il versamento delle quote di partecipazione va effettuato o con bonifico bancario (Codice IBAN IT36W0889953640000000020502), precisando la causale del versamento ed il proprio nominativo, o con assegno intestato a “Associazione Culturale Clementina Borghi”, da inviarsi unitamente alle opere. L’invio dei testi può essere effettuato avvalendosi di una delle seguenti modalità:
• Spedizione postale, in unica busta regolarmente affrancata e indirizzata a
 “Associazione Culturale Clementina Borghi”, C.P. 39, 24047 Treviglio (BG).
Ogni opera deve essere inviata in quattro copie di cui solo una con i dati dell’autore (nome, cognome, indirizzo, numero telefonico, eventuale indirizzo e-mail).
• Spedizione elettronica, con unica e-mail all’indirizzo associazioneculturale@clementinaborghi.it, a cui va allegato un file in formato PDF contenente tutti i testi unitamente ai dati dell’autore. La duplicazione sarà a cura della Segreteria, che renderà anonime le copie per la Giuria.
• Ogni componimento dovrà essere dattiloscritto o digitato al computer. Non si accettano opere manoscritte.
A prescindere dalla modalità di spedizione, si richiede di allegare copia del bonifico inserendola nella busta insieme alle opere oppure inviando la scansione della medesima via e-mail.
 
ARTICOLO 5 – AUTORI JUNIOR
Il concorso prevede anche uno spazio dedicato ad "Autori Junior", minori di 18 anni alla data del presente bando. La loro partecipazione al Premio è gratuita. È necessaria una dichiarazione di autorizzazione alla partecipazione da parte di chi esercita la patria potestà.
E' previsto un premio per la migliore opera in ogni sezione.
 
ARTICOLO 6 – GIURIA.
Le opere partecipanti al Premio di Poesia e Narrativa Treville saranno valutate da una apposita Giuria di persone esperte facenti parte dell’Associazione.
I nominativi dei componenti la Giuria saranno resi noti nel corso della cerimonia di premiazione.
I lavori della Giuria trovano evidenza in apposito Verbale contenente le graduatorie, redatto a garanzia di serietà e trasparenza. Il giudizio della Giuria è inappellabile. La Giuria sarà presieduta dalla Presidente dell’Associazione Culturale Clementina Borghi.

ARTICOLO 7 – COMUNICAZIONE RISULTATI.
La comunicazione degli esiti del concorso sarà inviata, unitamente all’invito a partecipare alla cerimonia di premiazione, a tutti i concorrenti, all’indirizzo di posta o di posta elettronica da loro indicato. Gli esiti saranno comunque pubblicati anche sul sito dell’Associazione Culturale Clementina Borghi.

ARTICOLO 8 – PREMI ASSEGNATI.
I premi assegnati in ogni sezione sono i seguenti:

• Primo premio:      300,00 Euro;
• Secondo premio:   200,00 Euro;
• Terzo premio:       un quadro.
 
• Premio Speciale di Merito (tutte le sezioni): L’Associazione Soroptimist di Treviglio premierà con una somma – a propria discrezione – l’opera di un’autrice che meglio valorizzi il ruolo della donna nella famiglia, nel lavoro, nella società, negli affetti.

• Premi Speciali in libri o in abbonamenti ad iniziative di carattere culturale saranno offerti da altre associazioni o Enti patrocinatori.

I premi dovranno essere ritirati durante la cerimonia di premiazione dall’autore stesso o da un suo delegato. L’Associazione Culturale Clementina Borghi non effettua la spedizione dei premi, fatta eccezione per i casi di autori che risiedono in località che comportano troppo elevate spese di trasferta e che ne facciano espressa richiesta (previo pagamento delle spese vive di spedizione).

ARTICOLO 9 – CERIMONIA DI PREMIAZIONE.
La cerimonia di premiazione si svolgerà a Treviglio nel mese di maggio 2013. La definizione di sede e data avverrà entro febbraio e tutti i concorrenti riceveranno l’invito a partecipare contestualmente alla comunicazione dei risultati.
 
ARTICOLO 10 – VALORIZZAZIONE OPERE ED AUTORI PREMIATI.
Sono previste le seguenti iniziative di valorizzazione dei testi premiati e dei loro autori:
• Pubblicazione sul sito dell’Associazione e su apposito e-book, di cui al successivo articolo 11.
• Opportunità di partecipazione, per gli autori premiati, ad eventi dedicati di valorizzazione, nel corso della stagione culturale dell’Associazione Culturale Clementina Borghi, successiva alla premiazione.
• Partecipazione gratuita ai due Concorsi, Musicale e Fotografico, organizzati dall’Associazione.
• Partecipazione ad un evento di promozione di Case Editrici o Rivista nel corso della manifestazione Treviglio Poesia.
• Segnalazione ad emittenti radiotelevisive e riviste letterarie delle poesie e degli autori premiati.
Tutte le iniziative di valorizzazione proposte sono a titolo gratuito per gli autori. Sono invece a loro carico gli eventuali oneri di trasferta.

ARTICOLO 11 – E-BOOK.
È prevista la realizzazione di un apposito e-book, che costituirà il catalogo del Premio, contenente le graduatorie, il testo di tutte le opere premiate ed un commento critico per quelle prime classificate.
Copia dell’e-book sarà inviata gratuitamente a tutti i concorrenti all’indirizzo di posta elettronica indicato. Il catalogo del Premio sarà comunque realizzato anche in versione cartacea, disponibile in un limitato numero di copie, al costo di stampa, durante la cerimonia di premiazione.
L’Associazione Culturale Clementina Borghi si riserva inoltre di utilizzare le poesie partecipanti al Premio per pubblicazioni, letture e mostre, nell’ambito delle proprie attività culturali, senza alcuna finalità commerciale. La partecipazione al concorso costituisce implicita autorizzazione in tal senso. La proprietà artistica e letteraria resterà comunque dell’Autore.

ARTICOLO 12 – INCOMPATIBILITÀ.
La partecipazione al Premio non è consentita ai componenti dell’Associazione Culturale Clementina Borghi.
 
TREVIGLIO, 15 NOVEMBRE 2012
 



Cioccolata e racconti

Sabato pomeriggio leggeremo i nostri racconti di Natale davanti a una calda cioccolata a Treviglio. Chiunque abbia voglia di partecipare (alla cioccolata e/o, anche solo da lontano, all'esercizio di scrittura), mi mandi il suo raccontino: il mio indirizzo e-mail è giulianasalerno@yahoo.it. Lo leggeremo insieme e poi, se vorrete, lo pubblicherò in questo blog. A breve inserirò qualche incipit di racconti che mi sono già arrivati, tanto per creare un po' d'attesa.

Grazie a Daniela I. e a Laura F. per essersi fatte promotrici dell'efficace binomio cioccolata-racconti :-)

Giuliana Salerno

martedì 11 dicembre 2012

Tempo fuori tempo

Volendo esprimere l’idea un’esperienza che è stata come un viaggio dentro noi stessi, un movimento interiore dal quale non siamo usciti indenni, ma inevitabilmente trasformati, diciamo che abbiamo fatto una “full immersion”. Dove l’aggettivo “full”, “pieno”, assume anche i significati di profondo, intenso, coinvolgente. Eventualmente faticoso, impegnativo.
Le full immersion migliori sono quelle che ci capitano senza esserci preparati a viverle, e che si verificano perché qualcosa, da qualche parte, è andato storto o non è andato secondo programma. Un appuntamento saltato all’ultimo momento. Un impegno rinviato. Un guasto al treno che, nello stesso tempo (per l’appunto: nello stesso tempo), azzera e dilata il tempo che ciascun viaggiatore si illudeva di poter controllare dal suo orologio.  
L’imprevisto apre il sipario su una scena in cui non sappiamo di essere attori, e dove allora siamo più autenticamente noi. Dove possiamo dare il peggio o il meglio di noi stessi. Possiamo rimanere avvinghiati al programma che avevamo meticolosamente messo a punto, e arrabbiarci perché è andato in aria. Oppure possiamo rilassarci e godere di quello scarto inatteso di ore e minuti, di quell’intervallo regalato tra il prima e il dopo. Riempirlo con un incontro, qualche parola gentile, un respiro, un po’ di silenzio o un altro inizio.   
 
Il seminario di scrittura creativa che Raul Montanari ha tenuto a conclusione del festival Presente Prossimo, pur essendo un evento inserito in calendario con adeguato anticipo, ha avuto le caratteristiche migliori di una full immersion imprevista. È stato pieno, profondo, intenso, coinvolgente. Faticoso, impegnativo. E ha avuto dentro di sé un tempo dilatato da riempire come l’intervallo di cui sopra: con un nuovo incontro, qualche parola gentile, un respiro profondo, un po’ di silenzio, un altro inizio.
 
Giuliana Salerno