venerdì 30 novembre 2012

Da una (invidiabile) intervista a Ray Bradbury sulle abitudini di scrittura


 

 “Le mie passioni mi spingono alla macchina da scrivere ogni giorno della mia vita, ed è così da quando avevo dodici anni. Non devo mai preoccuparmi di fare programmi. C’è sempre qualcosa di nuovo che mi esplode dentro, ed è quello a programmare me, non il contrario: ‘Vai alla macchina da scrivere ora e finisci di scrivere questo o quello…’. Posso lavorare ovunque. Ho scritto in camera da letto e in soggiorno quando vivevo con i miei genitori e mio fratello in una piccola casa di Los Angeles. Lavoravo alla mia macchina da scrivere in soggiorno, con la radio accesa e mio padre, mio padre e mio fratello che parlavano tutto il tempo. Quando, in seguito, decisi di scrivere Fahrenheit 451, andavo all’università. Lì avevo trovato una stanza nel seminterrato dove, inserendo una moneta da dieci centesimi nella macchina da scrivere, potevi comprare trenta minuti di scrittura.”

Fonte: “The Daily Routines of Famous Writers”, www.brainpickings.org

Fissità


Accade che un vuoto si apra

Che il centro di quel vuoto si assottigli

E poi scompaia.

 

Accade che un orologio si fermi

E che anche il tempo, per un po’

Riposi.

 

Accade che proprio io

In quel vuoto

di tempo e di spazio

abbia il privilegio di sentire.

 

Che vivo.

 
Giuliana Salerno