venerdì 6 maggio 2011

Memoir – In colonia (estate 1963) - Ero vestita così quando...

Vado a cercare la fotografia di me stessa bambina, 
così piccola, su un moscone al mare. 
La prendo e mi osservo: stavo guardando dritta il fotografo, 
avevo un costumino arricciato – come si usava allora – 
e stringevo con tutte e due le manine un cappellino di paglia 
che non mi apparteneva. 
Ero infastidita dal sole. Un po’ imbronciata.
Avevo gli occhi tristi. Ero sola.
Mi chiedo: come si può lasciar sola, 
un mese, una bimba così piccola?
Chi mi ha abbracciata, in quel mese? 
Nessuno.
Perché ero lì? 
Ricordo tanta tanta sabbia, intorno a me.
Ma non il piacere di entrare in acqua.
E poi rammento quella ragazza, 
tanto più grande di me:
l’avevo guardata da sotto in su,
in mezzo alla prima spiaggia, 
lungo la linea di pietre che la attraversava.
Stava venendo buio…
E lei mi ha detto che “la mia mamma era morta”.
Io sapevo solo che lì con me la mia mamma non c'era.
E nemmeno le mie zie. Non sentivo più il profumo della zia Anna, 
che chiamavo ‘mamma’, né l’ambiente familiare, 
né la grande cucina, né la sua attenzione affettuosa per me.
Solo quella sensazione di solitudine,
che mi avrebbe segnata per sempre.
E quell’angoscia, quella malinconia…
Emma



1 commento:

  1. E' bellissimo!!! Commovente e toccante. Leggendo ho "sentito" la tristezza della bimba, la solitudine e l'angoscia dell'abbandono. "Chi mi ha abbracciato quel mese? Nessuno." Una frase così è poesia pura, diretta, senza fronzoli, di una efficacia incredibile. Complimenti sinceri. Marino

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