martedì 6 dicembre 2011

Il rospo vero nell'orto di Papini

Questa faccenda dei rospi veri in giardini immaginari continua a gracidarmi in testa…


Dal racconto “I miei amici”, di Giovanni Papini

[…] Quassù nell’asciutto mio orto campagnolo, dimora un bel rospo fra i teneri fusti delle vitalbe e tra i pelosi cespi dell’ortiche, proprio sotto la fratta, tra un nocciòlo e un ciliegio.
Ma la mattina presto e la sera tardi, chi lo vuole, è in una di quelle buchette che si son fatte per piantare i pomodori – sempre in quella stessa. E siccome da parecchi giorni non piove, scendo nell’orto ogni mattina e ogni sera con la mezzina di rame e butto un po’ d’acqua intorno al suo covo. Il rospo non si muove neppure quando mi accosto e gode chiotto chiotto quella po’ di frescura che gli par miracolosa. È un rospo grosso e corpulento, scuro di pelle e appena macchiettato qua e là di nero smorto e di giallo sudicio. Qualche volta mi guarda cogli occhi alzati al cielo sereno e mi ringrazia col suo silenzio.
Accetta il mio regalo senz’ombra di servilità e non mi ricompensa col fiato avvelenato del bene che gli fo. Vorrei che molti cristiani somigliassero a lui. […]




2 commenti:

  1. Di rado i rospi sono principi, più spesso i principi son rospi. E ancor più spesso accade che il veleno dei principi sia di gran lunga più letale del veleno dei rospi. Per cui, fratelli e sorelle, regine e principesse, adottate un rospo da mettere nel vostro giardino e gettate i principi alle ortiche. Ci guadagnerete di certo nel cambio.

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