Dall’articolo “Lo sputo di Empedocle”, di Andrea Camilleri,
inserto del Sole 24 Ore di domenica 6
novembre 2011 (qui)
Per me è ormai impossibile leggere un brano di Andrea Camilleri senza sentire
anche la sua voce. A leggere sono io, ma a raccontarmi la storia è lui, con l’incedere
lento e fitto della sua cadenza agrigentina.
Il brano che ho citato “esplode” come un miniracconto nel
racconto più lungo.
La punizione arriva perché l’allievo ha barato o copiato,
pensi.
Invece no…
Sembra un ricordo improvviso, che doveva rimanere nelle dita dello scrittore e che è sfuggito per sbaglio. È una stanza della memoria che s’illumina, una traccia audio trascritta sovrappensiero.
Romantica e inaspettata, (involontaria?), ecco com’è questa storia
nella storia. Come le cose più belle. Invece no…
Sembra un ricordo improvviso, che doveva rimanere nelle dita dello scrittore e che è sfuggito per sbaglio. È una stanza della memoria che s’illumina, una traccia audio trascritta sovrappensiero.
Giuliana
Salerno
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