Un giorno, mentre preparavo il materiale per un corso, ebbi
un’illuminazione. Stavo leggendo una teoria scientifica e la stavo integrando
col principio enunciato da un giovane ricercatore di un’università americana.
In altre parole, stavo collegando due concetti, pensando che fossero la stessa
cosa detta in due modi diversi. Ero contento di aver trovato due spiegazioni
della stessa cosa, pensando che mi sarebbero state utili con i miei allievi.
Poi, però, ebbi, per l’appunto, un’illuminazione. Lessi con più attenzione la
prima teoria e mi resi conto che non l’avevo capita fino in fondo. Essa
conteneva ben più di un principio teorico, essa conteneva un metodo.
La confrontai con la seconda – quella che credevo la
ribadisse e la confermasse – e mi accorsi che i due principi si riferivano ad
argomenti diversi, che io avevo erroneamente sovrapposto e confuso.
Inizialmente rimasi sorpreso dalla evidenza con cui, dopo quel momento
rivelatore, le due cose mi apparivano distinte. Poi mi sentii irritato per la
faciloneria con cui ero stato sul punto di trarre in inganno, seppur
involontariamente, i miei studenti. Archiviai il documento della lezione e
decisi di andare a fare due passi.
[...]
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