lunedì 7 gennaio 2013

La cioccolata - Racconto

E piove anche oggi. Sono veramente stanca. Continuo a leggere questi fogli: animali che perdono la pelle se qualche predatore li attacca e riescono a farla ricrescere. Mi ricorda la leggenda di quelle creature della mitologia irlandese che da foche si trasformavano in donne dopo aver  perso la pelle... sarebbe una storia interessante per il mio sito. Allora dai, lavoriamo.
Niente, oggi non riesco. Forse è il caso di uscire, fare un giro a piedi, magari con il cane: la bestiolina mi guarda con aria pietosa da un po’. Ho come l’impressione che sappia leggere nel pensiero.
Dai, andiamo.
Sai che mi piacerebbe fare? Andare al bar e prendere una cioccolata. Dai, canina, oggi ci bagnamo ma ne vale la pena.
Arrivati al bar ci sediamo e il padrone del locale si avvicina, speriamo che non mi chieda di uscire perché sono con il cane: oggi non lo sopporterei. Invece fa una carezza alla cagnolina, che stranamente non finge di essere feroce, e mi chiede se voglio qualcosa. Qualcosa?
“No, sono venuta solo per la cioccolata, quella mitica cioccolata cremosa e profumata che fate in questo posto”. Sicuramente avete qualche ricetta segreta, tramandata dai tempi degli Aztechi.
L’uomo ride ma non tanto, forse è proprio così. In attesa di gustare l’agognata bevanda  apro un libro che avevo iniziato a leggere e che avevo dimenticato nella borsa. Magari non mi stava piacendo, però posso riprovare. Leggo qualche riga e mi ricordo... noioso e lento. Lasciamo stare. Leggo troppi gialli nordici e non riesco più a sopportare la scrittura rallentata e fumosa.
Un profumo atteso colpisce i recettori delle mie narici, sento molecole di piacere che si allargano sulla mucosa seguendo il ritmo involontario del respiro. Nell’aria che assorbo sento musiche e profumi venuti direttamente da un mondo antico e misterioso. Chi ha inventato la cioccolata forse era un mago innamorato e doveva ammaliare una donna fredda e distante, una regina altera, difficile da incontrare. Difficile da amare.
Così penso, mentre il padrone del bar mi guarda scuotendo la testa e, battendo leggermente sulla spalla, cerca di attirare la mia attenzione. Ma la mia mente è altrove. In un posto lontano, in un tempo lontano, alla ricerca dell’uomo che riuscì a far innamorare una donna donandole una cioccolata.

Gianna

Nessun commento:

Posta un commento