mercoledì 30 gennaio 2013

Semplicemente vivendo - Racconto di Marco Conti


Michele è un ragazzino come tanti. Ha in testa mille idee, mille sogni, mille desideri. Michele è un ragazzino allegro e spensierato. La sua è una famiglia molto unita, in cui i valori hanno ancora un posto importante. La sera ci si siede tutti a tavola, si parla e si scherza; è un momento piacevole in cui tutti si possono raccontare. Mamma e papà ascoltano e ridono delle disavventure che Michele e Simona raccontano, arricchendole di dettagli inventati, giusto perché vederli ridere fa bene, dà un senso di sicurezza impagabile. Per alcuni istanti i problemi e le difficoltà svaniscono nel nulla. Eppure, la famiglia di Michele conosce bene le difficoltà; è una famiglia speciale, ma lui la guarda con gli occhi di un ragazzino per il quale quelle stesse difficoltà, sono la normalità, perché non ha provato altro. E’ normale per lui vedere papà Franco prepararsi la mattina per andare a lavorare indossando sotto gli indumenti quelle grosse cinture di cuoio, che sorreggono la gamba artificiale con cui convive da ormai vent’anni. E’ normale che sia la mamma ad accompagnarlo a scuola a piedi e che sia sempre lei a seguirlo nelle gite, al corso di nuoto, alle feste dei compagni di classe.
Sono gli anni ottanta e per chi è portatore di handicap la vita è dura. Ci sono pregiudizi e barriere architettoniche difficili da superare. Franco è un uomo tenace, non si arrende facilmente. Ogni giorno guarda la vita dritta negli occhi e la sfida. Non sempre vince, ma non si arrende mai, neanche quando tutto sembra essere contro di lui. In casa l’aria non è triste, Franco scherza spesso perfino sul suo handicap, dimenticando incredibilmente la sofferenza patita e le ambizioni e i sogni sfumati a soli ventisei anni. Michele sa per certo che papà Franco non gli farà mai mancare il suo appoggio. I suoi figli sono ciò che di meglio la vita gli abbia dato. Mamma Rita è la colonna portante della famiglia. Il suo carattere forte le permette di accollarsi, oltre ai suoi doveri di mamma, anche tutto ciò che nelle famiglie “normali” spetta al papà. Franco sa che deve molto a Rita e non manca mai di sottolinearlo. Michele frequenta la quarta elementare, ama giocare a pallone in cortile. Franco lo guarda dal balcone con un’aria buona e sembra quasi dispiaciuto nel vedere che suo figlio non diventerà mai un campione. Michele esce spesso da scuola con il suo migliore amico Mattia. Dopo aver percorso un tratto di strada insieme, Mattia lo saluta e sale in macchina con il padre, mentre Michele vedendo quella macchina allontanarsi,  pensa che forse un giorno anche suo padre riuscirà ad accompagnarlo a casa.
I lunghi e nebbiosi inverni del nord, nascondono le difficoltà di Franco. Le settimane scorrono scandite dai soliti gesti, dalle abitudini che si ripetono innumerevoli: il lavoro fino alle 17.30 seduto al banco di un'officina meccanica, poi il ritorno a casa e la serata davanti alla Tv. L'attesa della domenica da passare in famiglia; il profumo della torta e delle lasagne di mamma Rita, la Messa celebrata dal Papa da far vedere alla nonna che non ha la Tv. Michele aspetta la partita di pallone da seguire con Franco con l'immancabile radio a transistor e la schedina sul tavolo. Per certi versi tutto sembra  semplice. Papà Franco adora i suoi figli e nasconde spesso la sua sofferenza dietro sorrisi amari. La malattia di cui soffre da anni, non si è ancora arresa a lui, che ci convive in modo discreto, avendo cura che per i suoi figli, non sia un fardello troppo pesante da portare. Scherza spesso con loro e con mamma Rita. Per certi versi è lui che fa forza agli altri, anche a quelli che non hanno problemi o che si arrendono alla minima difficoltà. Michele ama restare seduto sul divano ad ascoltare papà che racconta i soliti aneddoti divertenti a chiunque lo venga a trovare. Suo padre è molto amato dalla gente che lo conosce.
È l'anima del gruppo degli amici di sempre. Sono gli amici di una vita e Franco lo sottolinea spesso, quasi come fosse un monito per il futuro dei suoi figli. Michele guarda mamma e papà ridere ed il peggio sembra alle spalle, sembra che papà Franco finalmente stia bene, ma sono solo istanti, che lasciano subito il posto alle difficoltà di sempre.
Oggi nevica, Michele gioca nel cortile della scuola dove ogni cosa perde la sua dimensione reale. Persino i rumori ed il vociare dei ragazzini, vengono svuotati della loro naturale consistenza. In questo scenario ovattato e candido, Michele rincorre i compagni di classe nella neve che arriva ormai al ginocchio e che non sembra voler smettere di cadere.
Guardando verso l'alto, ha l'impressione che i fiocchi arrivino tutti da un unico punto lontanissimo. E' infinito quello spazio che lo sovrasta, all'interno del quale si sente un puntino piccolo piccolo. Apre la bocca lasciando che la neve si sciolga sulla lingua ed allargando le braccia si lascia cadere. A Michele, come a tutti i suoi compagni, piace giocare nella neve, ma Michele sa che per suo padre oggi è una giornata più difficile delle altre, sa che avrà grosse difficoltà di equilibrio con la sua gamba artificiale, sa che la sera dovrà aspettarlo davanti al cancello per accompagnarlo in casa.
Un senso di ansia e di inquietudine si fa largo, ma subito viene ridimensionata dalla leggerezza dei suoi anni che lo porta a pensare che dopo tutto, è già successo in passato e che tutto andrà bene anche questa volta. Si rialza e torna a correre con i compagni, al resto penserà più tardi.
Il ruvido e lungo inverno, lascia silenziosamente il posto alla primavera. Michele, seduto in terra con le gambe incrociate, respira a pieni polmoni godendosi la pace di quel momento. E’ bello stare fino a tardi sotto il portico prospiciente la casa dei nonni, dove le prime rondini fanno capolino, alla ricerca di un posto sicuro per i loro piccoli. Ha da poco smesso di piovere, Michele guarda il cielo cercando l'arcobaleno che non tarda ad arrivare. Si alza e calcia il pallone. Papà Franco, seduto sotto il porticato, grida - Dai Miky corri, tira quella palla! - Michele lo guarda e sente la carne tremagli addosso tanta è  la voglia di urlare e di correre verso quel pallone. Suo padre è lì che lo guarda, Michele si gira continuamente verso di lui, lo vorrebbe vedere correre al suo fianco per arrivare per primo. Correndo verso il muro di cinta del grande prato, calcia il pallone con tutta la forza che gli è rimasta. Purtroppo la palla schizza come impazzita oltre il muro, creando in Michele un'angoscia che subito viene spazzata via dall'urlo di incoraggiamento ormai lontano,ma ancora perfettamente udibile, di papà Franco. Ora che è arrivato fino infondo al prato, ora che la stanchezza lo ha piegato in due, Michele si gira verso Franco con le mani appoggiate alle ginocchia e lo guarda da sopra gli occhiali, quasi a voler chiedere un altro incoraggiamento. Franco sorride e applaude, ma Michele lo vorrebbe lì al suo fianco ed allora con tutto il fiato che gli è rimasto, corre verso il porticato, gettandosi fra le sue braccia.
- Che succede Miky? Ti ho visto, sai? Era come se fossi al tuo fianco quando hai tirato e devo dire che hai calciato davvero bene, bravo! - Quelle parole arrivate al momento giusto, squarciano il cielo denso di nubi dell’anima ferita di Michele. Franco lo abbraccia e accarezza i suoi capelli, mentre Michele lo stringe forte pensando che suo padre ha ragione, che per un attimo lo ha davvero visto al suo fianco, correre più di lui.   
Michele ama la primavera, i suoi colori, i suoi profumi. Maggio è uno dei suoi mesi preferiti. Aspetta con ansia la gita annuale che la compagnia di amici di Franco, puntualmente, organizzata con i soldi avanzati o vinti con la schedina. E’ una giornata stupenda, una giornata da trascorrere tutti insieme. Sul pullman, Michele, si siede di fianco a Franco, mentre dietro ci sono mamma Rita e Simona. Gli amici di Franco sono uno spasso, c’è chi canta, chi racconta barzellette e naturalmente anche qualcuno che dorme.     
E' una giornata dal valore unico e Michele se la vuol godere a  pieno. Guarda Franco Rita e Simona da dietro i suoi occhiali da sole e tutto sembra migliore. Con il sole in faccia ed il paesaggio che scappa via veloce risucchiato dalla corsa del pullman, appoggia la testa allo schienale e si lascia cullare dal suo irregolare movimento. Il viaggio non è mai lungo, si va al lago, in montagna, o comunque verso mete vicine in modo che tutta la compagnia possa partecipare senza problemi. La giornata vola via fra risate, musica e l'immancabile visita al museo locale.  Sulla strada del ritorno, il lento morire del sole, racconta di una giornata che è ormai solo da ricordare per sempre; racconta di amicizie vere, di affetti, di speranze e di fotografie che sbiadiranno, ma che custodiranno per sempre quegli istanti, proteggendoli dallo scorrere inesorabile del tempo. Michele guarda Franco dormire serenamente  accanto a sé e sogna ad occhi aperti. Sogna il mare, la spiaggia e suo padre che gli corre incontro con il vento fra i capelli. In lontananza scorge mamma Rita e Simona che preparano i panini da mangiare sotto l'ombrellone tutti insieme. Michele racconta di quanto abbia corso veloce papà Franco e di quanto sia stato bravo a calciare quel pallone..... è bello sognare perché tutto è possibile; anche Franco può correre, anche Franco può passare una giornata con la sua famiglia in riva al mare respirando il profumo della salsedine ed ascoltando il rumore del vento e delle onde. Michele sorride, si appoggia alla spalla di Franco e si addormenta.
Un giorno non molto lontano da quei momenti sereni, Franco in punta di piedi, senza disturbare ne' angosciare nessuno, esce per sempre di scena. In quel letto d'ospedale, dove il suo cuore stanco ha deciso che per lui il tempo su questa terra fosse finito, dove non c'e' stato nemmeno il tempo per dirsi addio, Franco stringe per l'ultima volta la mano di Rita. Mentre fuori la frenesia della vita sembra fermarsi per alcuni istanti, mentre tutto sembra irreale e banale, Michele abbraccia per l'ultima volta suo padre.
Oggi che anche Michele è padre, guardandosi indietro capisce di essere una persona fortunata. Oggi che corre con suo figlio sulla spiaggia, oggi che sente forte quel vento fra i capelli, capisce che suo padre gli ha lasciato qualcosa di immenso che sente esplodere dentro; capisce che suo padre gli ha insegnato tante cose senza troppi discorsi, senza frasi fatte o banali luoghi comuni, ma semplicemente vivendo. Ora davvero capisce il valore dei suoi gesti, del suo coraggio e correndo dietro a quel pallone, lo calcia con forza senza paura di deludere nessuno. Suo figlio è lì che aspetta solo di esser alzato al cielo in un abbraccio. Mentre il sole rosso che si tuffa nell'immensità del mare e la spiaggia che si riempie delle loro impronte vicine, fanno da cornice a quel momento, Michele guarda sereno verso il futuro.

L'AUTORE
Marco Conti è nato a Romano di Lombardia nel 1973. Tra le sue passioni ci sono la scrittura e il... Toro, sbaragliate tre anni e mezzo fa dall'arrivo del piccolo Luca.
 
 


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