
martedì 16 aprile 2013
lunedì 8 aprile 2013
Incontro con Daria Bignardi
Da "Il popolo cattolico" di sabato 30 marzo 2013
Continuano gli appuntamenti
culturali organizzati dall’associazione Clementina Borghi. Dopo il bagno di
folla riservato allo storico dell’arte Flavio Caroli, giovedì 21 marzo è stata
la volta di Daria Bignardi, giornalista e scrittrice, ospite della nostra città
presso l’auditorium dell’ex Cassa Rurale per presentare il suo ultimo romanzo L’acustica perfetta (edito da Mondadori,
titolo e copertina bellissimi) terza fatica dopo il fortunato esordio di Non vi lascerò orfani e Un karma pesante.
La scrittrice, aspetto minuto,
battuta e sorriso sempre pronti, come si conviene per una conduttrice consumata
come lei, avvezza ai tempi e ai ritmi della televisione, ha raccontato la trama
della sua ultima fatica, per poi sottoporsi alle domande del pubblico. “Avevo voglia di parlare d’amore attraverso
una grande storia romantica”, ha detto, “salvo
poi capire che parlo d’amore per parlare in realtà di qualcos’altro: la ricerca
del sé, le incomprensioni, i silenzi, la paura, il dolore”.
Arno e Sara si conoscono da
adolescenti, poi non si vedono per sedici anni, si ritrovano da adulti, si
sposano, hanno figli: ma un giorno Sara scompare, lasciando un biglietto: “Non
posso non farlo”. Inizia qui il disperato viaggio di Arno, musicista della
Scala, alla ricerca non solo della moglie, ma inevitabilmente anche di se
stesso, costretto dagli eventi a rispondere a domande alle quali non aveva mai
voluto dare risposta. Arno è un nome di origine etrusca e significa
“promontorio roccioso lambito dal mare”; “Così
è il mio personaggio”, dice la Bignardi, “Una persona che crede di avere solide certezze, che non ha voglia di
sviscerare il dolore, di capire. Sara sì, invece. Sara è il mare”. Il mare
è un elemento che compare spesso nella storia, a simboleggiare la profondità,
l’andare a fondo delle cose; al contrario di Milano, città nella quale vivono,
ma di cui emerge solo l’idea, a parte il luogo sacro della Scala. Arno è
Milano. L’autrice ha scelto di raccontare il punto di vista maschile perché
personaggio più complesso, più interessante, “Perché mettermi dalla parte di lui è stato liberatorio” dice
ancora lei “ho potuto usare un linguaggio
diverso e questo mi è piaciuto molto”. Dopo tanta ricerca e un inatteso
finale ci resta nel cuore un personaggio contraddittorio che assomiglia, almeno
in parte, a ciascuno di noi, e che, in realtà, amiamo fin da subito, fin dalle
sue prime parole, quelle dell’incipit: “Ho
amato nella vita una donna sola. Quando mi lasciò non la rividi per sedici
anni”.
Daniela Invernizzi

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