mercoledì 5 ottobre 2011

Il bacio - Racconto di Daniela Invernizzi (Puntata 3 di 3)

“Ciao, Alberto, come stai?”
“Discreto, e tu? Mi sembra bene.”
“E come no,” dice lei, alzandosi. Le dà fastidio questo banale scambio di battute, come due estranei qualunque.
Fa per andarsene, ha un moto di stizza e non sa bene perché, alza le braccia e butta i fogli sul tavolo, lo guarda dritto in faccia: “Scusa, è questa pratica che mi sta facendo impazzire. Anzi no, è questa pioggia che non smette mai. O questa mancanza di colore, e di calore, qui dentro. Anzi no, guarda, sono io che non vado. Ho i capelli schifosi, mi pulsa la testa, mi fanno male le scarpe. Anzi no, è tutta la mia vita che…”,
Si interrompe, consapevole di aver passato il limite. Sbuffa.
Lui la guarda e sorride con gli occhi: “Dammi un bacio”, dice.
Lo dice proprio così, naturale, come si fa coi bimbi davanti all’ingresso della scuola.
Lei non sembra neanche stupita, fa un passo avanti, e lo bacia.
Adesso sembra che abbia smesso anche di piovere. Le tastiere smettono di ticchettare, i telefoni di suonare, le voci non esistono più. Giulia sa che li stanno guardando, la Gualandris coi fogli a mezz’aria, il dottor Sarti che abbassa gli occhiali, il ragionier Cattaneo con la bocca aperta.
Lei ha gli occhi chiusi ma le sembra di vederlo, Alberto, che la sbircia con un occhio, mentre il mondo si ovatta come sott’acqua e l’unico movimento che percepisce è quello delle loro lingue.
Le passano per la mente il bacio di Klimt, quello di Notorius, la scatola dei Baci Perugina.
E le viene da ridere, anche se sa che dovrebbe smettere. Sorride pensando al subbuglio che si sta creando, forse la Gualandris la sta invidiando, il ragionier Cattaneo avverte una movimento al basso ventre, la giovane centralinista si sta commuovendo…
Forse un po’ meno il dottor Sarti, che infatti si avvicina e li separa.
Si aspetta la scenata, non si può tollerare un comportamento simile sul posto di lavoro, e bla bla bla; e la faccia è proprio quella lì, della tempesta in arrivo.
Ma poi lui li guarda entrambi, le facce ancora meravigliate, gli occhi contenti, le bocche arrossate, come gli adolescenti quando fanno pratica per ore sulle panchine.
E si scopre grato a quei due per quell’attimo di vita, per la pennellata di colore, il brivido nascosto, l’inatteso spreco di energie.
Abbozza, balbetta, chiede una pratica qualunque e si allontana.
Le tastiere riprendono a ticchettare.

Ingrid Bergman in Notorius (di A. Hitchcock, 1946)


L'autrice
Daniela Invernizzi, classe 1966, trevigliese. Giornalista professionista, lavora da sempre a Radio Zeta, storica emittente radiofonica di Caravaggio.
Sposata, madre di una ragazzina dodicenne, coltiva l'amore per il Buono (buoni amici, buoni viaggi, buone letture, buona cucina...). 


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