giovedì 22 marzo 2012

Appunti dal corso - Incontro di sabato 17 marzo - Seconda parte


"Vetri" di Giulio Mozzi
Perfetta incarnazione di esattezza, sensibilità percettiva e spirito di osservazione è il racconto “Vetri” di Giulio Mozzi, che abbiamo letto dalla raccolta Questo è il giardino, pubblicata da Sironi nel 2005. Un racconto composto di parole limpide e levigate, capaci di penetrare l’essenza delle cose proprio perché frutto di un’osservazione attenta e di scelte accurate. In particolare, abbiamo notato come una descrizione di aspetti apparentemente solo materiali della realtà possa trasformarsi nel suo opposto e diventare specchio e consolazione dei sentimenti.

Memorie dalla biblioteca
Sull’onda del lavoro sull’osservazione, sull’attenzione e sull’atteggiamento da tenere verso cose ed esperienze di cui, poi, vorremo scrivere, abbiamo svolto un esercizio di “memorizzazione ambientale” che ci ha portato a verificare come ciascuno di noi:

1) ricordi aspetti diversi di esperienze affini (ad esempio, quella di essere stati nella stessa stanza);

2) crei nella propria mente ricordi falsi o incompiuti;

3) non memorizzi particolari che notano, invece, altre persone;

e, in generale, come ognuno colga della realtà che lo circonda una quantità limitata e imperfetta di caratteristiche; e come la sua attenzione venga colpita da alcuni aspetti e non da altri.

Sogni e obiettivi
I sogni e gli obiettivi sono le due facce di una stessa medaglia: i desideri che ci piacerebbe realizzare. Solo che i sogni hanno forme più indefinite e incerte: si spingono, come nuvole, dove l’aria è più limpida e leggera, mancando, quindi, di basi d’appoggio concrete. Gli obiettivi, al contrario, sono più prossimi alla nostra esperienza “terrena” e da questa traggono gli strumenti per realizzarsi (pur rischiando, talora, di ridursi a una fredda programmazione di passi da compiere).
Fermo restando che ogni classificazione impoverisce e oltremodo semplifica la lettura della realtà, questa distinzione può tornarci utile a iniziare un cammino animati da uno slancio duplice: quello “emotivo” che ci fa muovere verso i nostri sogni e che è indispensabile a chi voglia realizzare grandi cose; e quello più ragionato – ma altrettanto importante – che ci porta a costruire, pezzo dopo pezzo, i nostri obiettivi.
Abbiamo individuato, insieme, alcune possibili caratteristiche di un obiettivo (in particolare, di un obiettivo di scrittura). La guida che segue ci potrà essere d’aiuto nel definire con una certa precisione i risultati che ci stanno a cuore in modo da “fissarli” prima di metterci al lavoro per realizzarli. Il terzo incontro di "Eppur si scrive 2" sarà un'occasione per far dipanare tali caratteristiche in un progetto più “fluido” che si snodi attraverso scelte e azioni da programmare e da compiere.  

È utile, pertanto, che un obiettivo:

  1. sia messo per iscritto e risponda alla domanda: “Che cosa voglio?”.
  2. Ci appartenga profondamente e non sia, in realtà, l’obiettivo di qualcun altro che vogliamo compiacere o impressionare.
  3. Sia realistico e molto specifico. Ad esempio, “scrivere” è molto meno specifico di “scrivere un racconto” ed è ancora meno specifico di “scrivere un racconto sulle guerre puniche” etc.
  4. Sia “misurabile”. Ad esempio, “scrivere dodici racconti di 10-15 pagine ciascuno” contiene indicazioni relative al “quanto” che potranno tornarci utili nell’organizzazione del lavoro.
  5. Sia espresso in positivo. “Scrivere una raccolta di racconti” è un obiettivo formulato in forma positiva: esprime ciò che desideriamo realizzare. “Non tradurre più manuali tecnici” è un obiettivo formulato in forma negativa: esprime (solo) ciò che non vogliamo realizzare.  
  6. Abbia una data di scadenza che sia ragionevole (e ragionevolmente flessibile). Ovvero, non così lontana da dimenticarcene, non così vicina da imporci una pressione di lavoro insostenibile, non così rigida da trasformare gli imprevisti in problemi irrisolvibili.
  7. Sia coerente con le cose che per noi sono importanti (valori, bisogni, armonia interiore, familiare, etc.). Non metta, cioè, a soqquadro un sistema di vita che ci piace e che intendiamo preservare.
  8. Sia espresso come se fosse stato già realizzato. Quindi, non “Scrivere un libro così e cosà entro il 5 aprile 2013”, bensì “Oggi, 6 aprile 2013, ho scritto un libro così e cosà”.
  9. Sia “vissuto in anteprima” immaginando come ci sentiremo fisicamente, emotivamente e moralmente ad obiettivo raggiunto. Questo ci aiuterà a rendere verosimile l’idea di tagliare effettivamente il nostro traguardo.
  10. Comporti fatica ma anche soddisfazione, rinunce ma anche gioie, impegno ma anche divertimento, lavoro individuale ma anche condivisione. 
Non sto enunciando qui principi infallibili. Semplicemente, traccio le prime battute di un percorso - diverso per ciascuno - che attende il vostro contributo.

 A presto,

Giuliana Salerno



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