domenica 20 luglio 2014

Tutti i corsivi sono stati volutamente aboliti




Dimentico a casa il cellulare (pardon, lo smartphone). Sono in ritardo, non potrò tornare indietro a prenderlo.
Devo assentarmi per un'ora circa: un appuntamento in centro.
Una vertigine m'assale.
Mi perderò.
Non potrò scattare foto.
Non potrò caricarle alcundove.
Non potrò verificare istantaneamente il gradimento suscitato, né ricambiare la gentilezza e sentirmi in pace col mondo.
Non sarò al momento raggiungibile. Non sarò al momento raggiungibile. Non sarò al momento raggiungibile. Per infiniti momenti (e per momenti di durata ipoteticamente infinita), non sarò aggiornabile né ragguagliabile da chicchessia.
Potrei precipitare con la mia Smart gialla in un dirupo (sebbene per ragioni diverse dalla distrazione al volante indotta dall'uso del telefono cellulare), rimanere intrappolato tra le lamiere mentre il motore sotto di me crepita in procinto di esplodere e non poter comunicare con persone in grado di aiutarmi.
Potrei anche sentire un irrefrenabile bisogno di controllare la posta elettronica, di fare un giro su Amazon, di ipotizzare il ritorno al libro non elettronico, di scaricare qualche app per scrivere, ad esempio una di quelle spartane, senza fronzoli, senza distrazioni, senza possibilità di aggiornare, connettersi, informare il pianeta di quello che mi accade.

E' trascorsa quest'ultima ora.

Ho incontrato la persona che dovevo incontrare. Le ho chiesto la cortesia di verificare eventuali aggiornamenti nei miei svariati profili social. A malincuore, mi ha ceduto il suo smartphone made in Vietnam per cinque minuti. Ci siamo scattati un paio di selfie con la lingua di fuori e li abbiamo pubblicati ciascuno sul proprio profilo (utilizzando, ovviamente, un solo device).
Prima di tornare a casa, sono effettivamente precipitato con la mia Smart gialla in un dirupo, proprio come temevo, rimanendo intrappolato tra le lamiere, com'era prevedibile. Ho provato a gridare, ma la voce non usciva. Ho anche tentato di sgusciare fuori dall'abitacolo, che però mi si era tutto accartocciato intorno mentre il motore crepitava. Nei minuti successivi, ho immaginato e mentalmente editato, in modo da farlo risultare più efficace, scorrevole e appealing per il potenziale lettore, la richiesta di soccorso che avrei potuto inviare via sms, email o  twitter, se fossi stato provvisto di un dispositivo elettronico appropriato.
Più tardi, quando ero ormai in fin di vita, ho visto due ragazzini scivolare mano nella mano lungo il dirupo nel quale ero precipitato (credo stessero avviandosi verso un campo di grano poco lontano, come facevo anch'io prima di fidanzarmi ufficialmente con una ragazza che aveva avuto una casa in regalo dai suoi genitori e la usava per non rischiare di essere condotta in un campo di grano da uno di quelli che portano le ragazze nei campi di grano. Ovviamente, io non le ho mai detto che quelle che erano venute con me prima di lei le avevo condotte ripetutamente in un campo di grano).
I due ragazzini, arrivati alla base del dirupo, hanno guardato verso la mia auto (non saprei dire se vedevano che c'ero dentro io, che nel frattempo agitavo le mani e finalmente riuscivo ripetere un flebile, purtroppo non udibile "Aiuto").
Si sono baciati, lei gli ha accarezzato il fondoschiena e gli ha sfilato lo smartphone dalla tasca dei jeans, lui mi è sembrato allo stesso tempo gratificato e disorientato dall'audacia della ragazza, si sono sorrisi, mi hanno dato le spalle e si sono scattati vari selfie con le - pittoresche nonché cool, credo - lamiere accartocciate della mia Smart gialla sullo sfondo.
Non saprei dire se i selfie se li siano fatti con la lingua di fuori, come è in auge adesso, e forse con le stesse lingue che si toccavano (erano di spalle, come ho detto), ma immagino di sì. Poi entrambi si sono temporaneamente isolati l'uno dall'altra (suppongo, i pochi minuti necessari ad aggiornare i loro rispettivi, di certo molteplici profili, taggarsi, inviarsi reciprocamente le foto su what's up e quindi riaggiornare ancora i profili con le immagini testé ricevute, dare una sbirciatina ai profili degli ex e delle nuove fidanzate/i degli ex, controllare il numero di mi piace intanto sopraggiunti in tempo reale e ribattere a eventuali commenti con qualche faccina/cuoricino/et sim.).
Dopodiché, li ho visti scomparire nel campo di grano. Il sole incendiava l'orizzonte, il motore crepitava ed io ero l'unico al mondo a saperlo.

 G.S.

4 commenti:

  1. sei la numero uno! :-))))
    Dany

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  2. Contro me stessa arrivo sempre prima ;-)

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  3. Ciao Giuliana , sono Marco , il papà di Luca .
    Mi piace sempre leggere ciò che scrivi , ma questa volta hai toccato un tema che mi interessa particolarmente : i ragazzi di oggi sono talmente coinvolti in social network e ambienti virtuali che non si sanno più godere la compagnia degli amici , i suoni e i colori del mondo reale che li circonda. Credo che nell'ultima frase che hai scritto :"il motore crepitava ed io ero l'unico al mondo a saperlo" ci sia un gran significato : siamo talmente abituati a pubblicare ciò che ci succede quotidianamente , da andare in crisi nel momento in cui ciò non sia più improvvisamente possibile. Spero che i miei figli che inevitabilmente vivranno a stretto contatto con questa nuova realtà , riescano comunque a mantenere in qualche modo la loro unicità.
    Grazie e complimenti , davvero un bel racconto.
    Marco

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  4. Ciao Marco, toccherà a noi aiutare i nostri figli a staccare gli occhi e la testa dai monitor che li assedieranno dalla mattina alla sera (e anche di notte). Dovremo saper dosare il tempo (anche nostro) di connessione con la rete, insegnare ai nostri piccoli che la vita (con tutti i sentimenti e le emozioni di cui è intrisa) si sviluppa prima di tutto nel contatto con cose tangibili, con sensazioni fisiche, con persone, animali, oggetti. Abbiamo una bella sfida davanti, e non è detto che la vinceremo, purtroppo. Però io non smetterò mai di preferire (e spero, proporre) una passeggiata, una corsa, un gioco da fare a monitor spenti. E mi auguro di non cedere mai alla tentazione di "silenziare" i miei bimbi/ragazzi con un giochino elettronico. Ecco, spero proprio di non essere contraddetta dai fatti... Grazie di aver scritto!

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