lunedì 18 aprile 2011

Diario dell'8° incontro - 16 aprile 2011 - "Le parole per dirlo": i dialoghi


Data astrale 16042011
A bordo dell’astronave-scuola Creativity  è indetta la riunione settimanale dove il Comandante darà ulteriori informazioni inerenti la fase di avvicinamento al pianeta Script-ores. C’è fermento e la disciplina si sta notevolmente allentando. Il Comandante Giuliana tenta di prendere la parola, ma alcuni allievi-ufficiali sembrano non essersene accorti. Impudenti! Un sorriso e la voce solo un poco più alta sono però sufficienti per richiamare l’attenzione e imporre il silenzio. Questa è una delle qualità del Comandante, saper imporre la propria autorità con gentilezza (sullo schermo alle sue spalle, intanto, appare la figura della temutissima cella di isolamento).
“Nella scorsa riunione abbiamo parlato della caratterizzazione del personaggio. Avete realizzato degli ottimi lavori con i tre oggetti sorteggiati dalla ‘scatola magica’. L’esercizio aveva lo scopo di stimolare la creatività ed è una rivisitazione del ‘binomio fantastico’ di cui parla Gianni Rodari, un antico abitante del pianeta Terra, nella sua Grammatica della fantasia. È un libro in cui, proprio nelle prime pagine, si parla di come gettare parole a caso nella mente possa stimolare connessioni creative, come un ‘sasso nello stagno’. Ecco una citazione tratta dal testo di Rodari (grassetto nostro):

«Un sasso gettato in uno stagno suscita onde concentriche che si allargano sulla superficie, coinvolgendo nel loro moto, a distanze diverse, con diversi effetti, la ninfea e la canna, la barchetta di carta e il galleggiante del pescatore. Oggetti che se ne stavano ciascuno per conto proprio, nella sua pace o nel suo sonno, sono come richiamati in vita, obbligati a reagire, a entrare in rapporto tra loro. Altri movimenti invisibili si propagano in profondità, in tutte le direzioni, mentre il sasso precipita smuovendo alghe, spaventando pesci, causando sempre nuove agitazioni molecolari. Quando poi tocca il fondo, sommuove la fanghiglia, urta gli oggetti che vi giacevano dimenticati, alcuni dei quali ora vengono dissepolti, altri ricoperti a turno dalla sabbia. Innumerevoli eventi, o microeventi, si succedono in un tempo brevissimo. Forse nemmeno ad avere tempo e voglia si potrebbero registrare tutti, senza omissioni.
Non diversamente una parola, gettata nella mente a caso, produce onde di superficie e di profondità, provoca una serie infinita di reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e sogni, in un movimento che interessa l’esperienza e la memoria, la fantasia e l’inconscio e che è complicato dal fatto che la stessa mente non assiste passiva alla rappresentazione, ma vi interviene continuamente per accettare e respingere, collegare e censurare, costruire e distruggere. Prendiamo, per esempio, la parola “sasso”. Cadendo nella mente essa si trascina dietro, o urta, o evita, insomma, variamente si mette in contatto:
con tutte le parole che iniziano per s […];
con tutte le parole che iniziano con sa […];
con tutte le parole che rimano in asso […];
con tutte le parole che le stanno accanto, nel deposito lessicale, per via del significato: pietra, marmo, mattone, roccia.
Poi la parola precipita in altre direzioni, affonda nel mondo passato, fa tornare a galla presenze sommerse. […]»

Più avanti, Rodari parla per l’appunto di ‘binomio fantastico’: la fantasia, lo scarto creativo, non nascono quasi mai da un unico elemento, ma dal felice incontro di due parole, due pensieri, due situazioni che prese di per sé non hanno niente di speciale, ma che insieme fanno un’accoppiata bizzarra, impensata, carica di possibilità creative.
Si ‘buttano’, quindi, nella mente due parole che apparentemente non hanno legami, e da quelle semplici due parole possono nascere bellissime storie fantastiche. 

Questo era per riconoscere un tributo a Gianni Rodari e per spiegarvi l’origine dello scorso esercizio, che si è articolato su tre concetti, su un ‘trinomio fantastico’, dunque. Oggi, invece, parleremo dei dialoghi. Ma prima dobbiamo scegliere chi curerà la pagina odierna del diario di bordo”.

Silenzio fra gli allievi, mani che prendono con finta naturalezza le laser-bic e accennano il gesto di prendere importanti appunti sul quaderno olografico. Ed io fra loro.
“Contrariamente a quanto fatto fino ad ora, questa volta sarò io a scegliere!”
Alzo gli occhi un solo attimo verso lo schermo, dove campeggia minaccioso l’occhio del Grande Fratello. Una scritta si sta formando.

        Marino, sei stato nominato 

Nooooooooo!!!!!!!!!!! Mi cade la laser-bic dalla mano. Fregato! Tento un’inutile e sterile protesta. “Ehm, ma veramente credevo... non so prendere appunti... e poi sono timidissimo!”. Risolini liberatori da scampato pericolo accolgono questo mio balbettio. Il Comandante mi guarda, mi sorride sorniona, come per dire “Ormai ho scelto, non hai scampo”, e allora non mi resta che rispondere “Obbedisco”. Di fianco a me, Stefano mi guarda con soddisfazione quasi carognesca, ammetto che è la stessa che avevo io quando un paio di settimane prima avevo dirottato verso di lui la scelta del “volontario maschile”. Capisco che è giusto così.

Il Comandante prosegue:
“Bene, espletate le formalità di rito, possiamo cominciare. Sui personaggi avevamo detto alcune cose. Dobbiamo pensarli a lungo, ‘starci insieme un po’ di tempo’ e decidere un carattere prima di inserirli nella storia. Li dobbiamo dotare di ‘normalità’ ma anche di ‘eccezionalità’, attribuire loro qualche contraddizione,  qualche conflitto irrisolto, qualche paura, desiderio, insomma tutte quelle cose che li fanno ‘umani’, altrimenti potrebbero non interessare il lettore. Ma soprattutto bisogna ‘mostrare senza dire’ (il famoso Show, don't tell) , farli agire e farli parlare. È dunque anche attraverso il dialogo fra i personaggi che mostriamo i loro caratteri, le loro aspettative e diamo le informazioni su ognuno di loro lasciando che queste cose traspaiano  dalle loro parole. Inoltre, il dialogo deve dare l’impressione di svolgersi proprio davanti agli occhi dei lettori, e a questo scopo bisogna dotarlo di un ‘tessuto connettivo’ che si sostituisca agli elementi che normalmente si presentano ‘dal vivo’: gestualità, velocità di eloquio, ritmo, tendenza a ripetere ciò che si è detto; qualcuno perde il filo, commette qualche errore, la sintassi è più spezzata, frantumata, il lessico è più povero. Tutti questi elementi, tipici del linguaggio parlato, devono essere rappresentati anche in quello scritto attraverso, per esempio, qualche spiegazione dell’autore o l’uso dei puntini sospensivi.”
“Ecco,” interviene con pertinenza, come sempre, l’allieva Dina “nel teatro di Checov accade proprio che gli attori devono interrompersi a vicenda durante le loro battute. Questo proprio per rendere più realistico il dialogo sulla scena.”
 “È corretto quello che dici,” riprende il Comandante. “Nella realtà non accade quasi mai che una persona finisca la frase con un punto e l’altro cominci a sua volta e poi, ordinatamente, ripassi la palla al suo interlocutore. Ci sono spesso sovrapposizioni di parole, frasi sospese, concetti spiegati solo parzialmente. Inoltre, è interessante notare che lo scrittore trasforma l’oralità in testo scritto, mentre l’attore è chiamato a ‘far vivere’ un copione; eppure, entrambi puntano a un risultato verosimile.  

 Ci sono alcuni punti importanti da considerare quando si scrive un dialogo:

-          Coerenza del linguaggio del personaggio (se uno deve fare il tonto, non utilizzerà termini forbiti)
-          Il dialogo porta avanti la storia, alla fine la narrazione avanza di un passo
-          Il dialogo dà informazioni sui protagonisti, sulla loro storia, sul loro stato d’animo, le loro intenzioni etc.
-          Deve essere sintetico, verosimile e avere ritmo
-          Non deve essere ripetitivo, non devono esserci sbavature che rischierebbero di farlo ‘ristagnare’
-          Deve permettere di distinguere i diversi punti di vista dei personaggi
-          Deve fare capire chi, in quel momento, ‘comanda’ (chi ‘tiene in mano la pistola’).

Ora leggeremo un racconto di Sciascia basato, appunto, sul dialogo. Noteremo come l’autore faccia arrivare le informazioni al lettore a poco a poco per bocca dei protagonisti. Mi serve una voce maschile, io farò quella femminile”.
“Beh,” dico io “leggerei volentieri, ma devo prendere appunti per il diario, quindi…”
Con un sorrisino un poco fetente guardo verso l’unico altro maschio del corso.
“Devo proprio?” dice lui sospirando. “Eh sì, ti tocca!” faccio io con la tipica espressione di soddisfazione da vendetta.
Comincia la lettura, lunga bella, intrigante. Le informazioni arrivano col contagocce. Si capisce che è la donna che domina il dialogo, è lei che sorprende, è lei che guida, è lei che lo dirige magistralmente in un vicolo a senso unico, senza possibilità di scelta e con un inevitabile finale al quale l’uomo non può sottrarsi.
Per completare la mia vendetta quasi infantile, volutamente non ho preso appunti sul racconto, solo il titolo, “Gioco di società” (e sì, Stefano, se prendevo appunti non riuscivo a seguire il dialogo che stavi così magistralmente interpretando!).
Ora dobbiamo scrivere noi un racconto basato sul dialogo fra due personaggi da decidere in aula. Qualcuno propone un sacerdote, ma poi, nel caso alquanto improbabile che ci leggessero sul Blog dal Pianeta Vaticano, potrebbero pensare ad una scelta poco rispettosa per l’abito talare. Optiamo allora per uno straniero (a libera scelta) e un muratore bergamasco (siamo o non siamo a Treviglio!) bloccati in ascensore. Pota! Ognuno scriva.
L’astronave è entrata nel quadrante 17, è ormai ora di chiudere i quaderni olografici e rimettere il tappo alla laser-bic. Settimana prossima ci sarà il passaggio nei pressi del pianeta Pasqua, perciò niente riunione settimanale. La settimana successiva sarò di turno sulla navetta che dovrà esplorare i dintorni del pianetino Mantova, perciò non ci sarò. Spero che l’amico Stefano, con l’infinita gentilezza che traspare evidente dai suoi occhi, e nonostante la mia perfidia, prenda appunti della lezione e me ne faccia avere una copia.
Gioiosi saluti a tutte/i  le/i compagne/i di viaggio e rispettosi saluti al faro della nostra fantastica nave-scuola Creativity, la Comandante Giuliana Salerno.

Firmato: Allievo ufficiale Marino P. (Beh, dopo questa fatica e dopo il ruffianamento, spero di essere promosso.)

***
Testi citati:

Rodari, Gianni, La grammatica della fantasia, Einaudi, 1973.  
Sciascia, Leonardo, "Gioco di società", racconto tratto dalla raccolta Il mare color del vino, Einaudi, 1973.






 

7 commenti:

  1. O capitano, mio capitano...il problema è che, dopo questo ennesimo diario "spaziale", il compito diventa sempre più difficile per quelli che restano sul pianera Terra in attesa delle prossime "nomination".

    ciao G

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  2. Marino,
    di sicuro sei veloce come l'Enterprise! Lunedì, è ora di pappa e sei già di ritorno da Klingor..
    Mi hai proprio divertito, compreso il taglio "carognesco" circa la mia descrizione nel vederti nominato..
    In realtà, a noi maschietti, ci ha sgamato la argutissima Sara: facciamo i preziosi. Beh, un pò e vero... meglio farsi nominare e poi andare a ruota libera, no? Così almeno, Giuliana ci concede le attenuanti.
    Per gli appunti: il sabato post Pasqua sarò a Lecce, ti posso portare i taralli al peperoncino o una caciotta ma non gli appunti.
    Se porti un pò di salame e la sbrisolona da Mantova, la merenda è assicurata. Io porto anche il prosecco!
    Stefano.

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  3. Grande Marino! Avevo fatto un pensierino anch'io sulla data astrale e sull'USS Enterprise, tu le hai sapute usare benissimo :-)
    Come faremo la prossima volta senza voi maschietti?! Sappiate che lasciate delle donne affrante!
    Pace e prosperita' a tutti quanti.

    Giuliana A.

    (p.s.: fra due settimane mi raccomando, tutti vestiti da Trekies!!!)

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  4. Mi prenoto per la caciotta.

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  5. Lascerei il prosecco per la sbrisolona ma per taralli e caciotta sarebbe meglio quel vino che Odisseo, viaggiatore pure lui ma di antichi mari, volle offrire a Polifemo, per placarne la furia. G

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  6. ecceziunale veramente! Questi diari sono veramente uno più bello dell'altro! Meno male che sono stata la prima!!!!!
    p.s. per la merenda, ci sto alla grande!
    Dany I.

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  7. Insomma...
    pungolando il palloncino,
    guarda un pò che cascata
    di parole...
    Bravo Marino! :)
    Sara

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