"Vetri" di Giulio Mozzi
Perfetta incarnazione
di esattezza, sensibilità percettiva e spirito di osservazione è il racconto “Vetri”
di Giulio Mozzi, che abbiamo letto dalla raccolta Questo è il giardino, pubblicata da Sironi nel 2005. Un racconto
composto di parole limpide e levigate, capaci di penetrare l’essenza delle cose
proprio perché frutto di un’osservazione attenta e di scelte accurate. In
particolare, abbiamo notato come una descrizione di aspetti apparentemente solo
materiali della realtà possa trasformarsi nel suo opposto e diventare specchio e consolazione dei sentimenti.
Memorie dalla biblioteca
Sull’onda del lavoro
sull’osservazione, sull’attenzione e sull’atteggiamento da tenere verso cose ed
esperienze di cui, poi, vorremo scrivere, abbiamo svolto un esercizio di “memorizzazione
ambientale” che ci ha portato a verificare come ciascuno di noi:
1) ricordi
aspetti diversi di esperienze affini (ad esempio, quella di essere stati nella stessa
stanza);
2) crei nella propria
mente ricordi falsi o incompiuti;
3) non memorizzi particolari
che notano, invece, altre persone;
e, in generale,
come ognuno colga della realtà che lo circonda una quantità limitata e
imperfetta di caratteristiche; e come la sua attenzione venga colpita da alcuni
aspetti e non da altri.
Sogni e obiettivi
I sogni e gli obiettivi sono le due facce di una stessa medaglia: i desideri che ci piacerebbe realizzare. Solo che i
sogni hanno forme più indefinite e incerte: si spingono, come nuvole, dove l’aria
è più limpida e leggera, mancando, quindi, di basi d’appoggio concrete. Gli
obiettivi, al contrario, sono più prossimi alla nostra esperienza “terrena” e
da questa traggono gli strumenti per realizzarsi (pur rischiando, talora, di ridursi a
una fredda programmazione di passi da compiere).
Fermo restando che
ogni classificazione impoverisce e oltremodo semplifica la lettura della realtà, questa
distinzione può tornarci utile a iniziare un cammino animati da uno slancio
duplice: quello “emotivo” che ci fa muovere verso i nostri sogni e che è
indispensabile a chi voglia realizzare grandi cose; e quello più ragionato – ma
altrettanto importante – che ci porta a costruire, pezzo dopo pezzo, i nostri
obiettivi.
Abbiamo individuato, insieme, alcune possibili caratteristiche di un obiettivo
(in particolare, di un obiettivo di scrittura). La guida che segue ci potrà essere d’aiuto
nel definire con una certa precisione i risultati che ci stanno a cuore in modo da “fissarli” prima di metterci al
lavoro per realizzarli. Il terzo incontro di "Eppur si scrive 2" sarà un'occasione
per far dipanare tali caratteristiche in un progetto più “fluido” che si snodi
attraverso scelte e azioni da programmare e da compiere.
È utile, pertanto,
che un obiettivo:
- sia messo per iscritto e risponda alla domanda: “Che
cosa voglio?”.
- Ci appartenga profondamente e non sia, in realtà, l’obiettivo
di qualcun altro che vogliamo compiacere o impressionare.
- Sia realistico e molto specifico. Ad esempio, “scrivere” è molto meno specifico di “scrivere un racconto” ed è ancora meno specifico di “scrivere un racconto sulle guerre puniche” etc.
- Sia “misurabile”. Ad esempio, “scrivere dodici
racconti di 10-15 pagine ciascuno” contiene indicazioni relative al “quanto”
che potranno tornarci utili nell’organizzazione del lavoro.
- Sia espresso in positivo. “Scrivere una raccolta di
racconti” è un obiettivo formulato in forma positiva: esprime ciò che desideriamo
realizzare. “Non tradurre più manuali tecnici” è un obiettivo formulato in
forma negativa: esprime (solo) ciò che non vogliamo realizzare.
- Abbia una data di scadenza che sia ragionevole (e ragionevolmente flessibile). Ovvero, non così lontana da dimenticarcene, non così vicina da imporci una pressione di lavoro insostenibile, non così rigida da trasformare gli imprevisti in problemi irrisolvibili.
- Sia coerente con le cose che per noi sono importanti
(valori, bisogni, armonia interiore, familiare, etc.). Non metta, cioè, a
soqquadro un sistema di vita che ci piace e che intendiamo preservare.
- Sia espresso come se fosse stato già realizzato. Quindi,
non “Scrivere un libro così e cosà entro il 5 aprile 2013”, bensì “Oggi, 6
aprile 2013, ho scritto un libro così e cosà”.
- Sia “vissuto in anteprima” immaginando come ci
sentiremo fisicamente, emotivamente e moralmente ad obiettivo raggiunto. Questo
ci aiuterà a rendere verosimile l’idea di tagliare effettivamente il
nostro traguardo.
- Comporti fatica ma anche soddisfazione, rinunce ma anche gioie, impegno ma anche divertimento, lavoro individuale ma anche condivisione.
Non sto
enunciando qui principi infallibili. Semplicemente, traccio le prime battute di un
percorso - diverso per ciascuno - che attende il vostro contributo.
Giuliana
Salerno
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