mercoledì 1 febbraio 2012

Il suono delle parole


“Non scrivere qualcosa che non puoi anche pronunciare.”
 (Luisa Carrada)

Ciò che leggiamo influenza ciò che pensiamo. Non necessariamente nel senso di modificare ciò che crediamo essere vero o falso, giusto o sbagliato, adeguato o inadeguato. Non nel senso, cioè, di cambiare le nostre convinzioni. Ma nel senso di mettere in moto un ragionamento, di richiamare alla coscienza immagini, suoni, ricordi. La lettura attiva il nostro pensiero, lo sollecita.
Leggere ad alta voce ha effetti ulteriori sul nostro pensiero e sulla nostra percezione. Per leggere ad alta voce dobbiamo prima scattare un’istantanea del testo e poi tradurre quel colpo d’occhio in parole che abbiano anche un’intonazione e una cadenza appropriate.
Ecco, allora, che il testo scritto diventa parlato, la parola letta e pensata si fa suono. La sollecitazione percorre vie più complesse: vedere, riconoscere, leggere, parlare, ascoltarsi. Immagini e suoni si incontrano e si intrecciano, fino a creare nuovi significati e a orientare il pensiero. Ad attivarlo in modi nuovi e diversi, a far “suonare” campanelli interiori che altrimenti sarebbero, forse, rimasti in silenzio.
Perché le parole risuonano, vibrano, respirano: proprio come noi, quando le pronunciamo. Sono una partitura fatta di note più o meno alte, di colori, di pause, di ritmi, di toni.
Quando scriviamo, poi, altri prodigi avvengono. Le parole non si originano da un testo esterno a noi stessi, ma dalla nostra mente, dal nostro cuore, dalle nostre viscere. Più prosaicamente, dalle aree del cervello deputate al linguaggio.
Le parole che scriviamo, quelle sì, che hanno il potere di trasformare stato d’animo e convinzioni. Calano sul foglio come carte dal mazzo, alleviando il nostro fardello di pensieri.
A volte percorrono strade già battute e indossano suoni già visti e già sentiti.
Altre volte, imprevedibilmente, si aprono un passaggio nella boscaglia più fitta e creano un solco in cui il pensiero inizia a scorrere, a trasformarsi, a chiarirsi. E a comporre una melodia inedita. Ci alziamo e siamo un po’ cambiati. Sempre gli stessi, ma diversi. Domani rileggeremo ciò che abbiamo scritto e ci farà un effetto ancora nuovo. Soprattutto se lo rileggeremo ad alta voce.
Luis Sepúlveda, autore cileno, rilegge ogni suo romanzo a voce alta. Lo registra e poi lo riascolta, correggendo anche in base a questo esame “auditivo”.

Se lo fa Sepúlveda…

Giuliana Salerno
 

[…] e rido con te sulla ruota
deforme dell’ombra, mi allungo
disfatto di me sulle ossute radici
che sporgono e pungo

con fili di paglia il tuo viso…

Eugenio Montale

(da La bufera e altro – “Nel parco”)






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