domenica 16 dicembre 2012

Il riposo della Befana - Racconto

18 dicembre. “Un mese di riposo, signora. Non un giorno di meno,” ordinò il medico mentre compilava la ricetta. La Befana, il collo immobilizzato in una fasciatura rigida, lo guardava con tanto d’occhi.
Il giorno prima la Befana si trascinava, curva, da una stanza all’altra della casa. Il Natale era alle porte, nonostante anche quest’anno si fosse ben mimetizzato tra le musichette, i colori e gli splendori di mercatini e centri commerciali. Bambini e ragazzi sciamavano nei cortili delle scuole, nelle strade, nelle stazioni. I genitori li accompagnavano per un pezzo, si staccavano da loro, poi li riprendevano per riaccompagnarli, lasciarli ancora, ritrovarli dopo.
La Befana tornò a sedersi alla scrivania. Il mal di schiena le fece fare un gemito. Una mano sul mouse, l’altra allo schedario, gli occhi arrossati sul monitor, intenti sull’ultima e-mail. “Questa è da decifrare, altro che leggere”, borbottò tra sé. “Ci capivo di più quando scrivevano a mano. Almeno facevano attenzione alla punteggiatura e distinguevano maiuscole e minuscole. Adesso credono di mandare essemmesse, altro che letterina alla Befana. Ci sono più ‘kappa’ che ‘acca’. Più faccine che virgole. Più numeri che lettere. E guarda, guarda quest’altro messaggio. È uno spudorato copia-incolla della lettera a Babbo Natale, questa bimba furbetta ha cambiato solo i nomi dei regali. Come se io e Babbo Natale non comunicassimo! Neanche lo sforzo di riscriverla daccapo! E guarda, anche l’immagine è scaricata direttamente da internet!” E mentre così pensava, probabilmente perché il nervoso le aveva fatto irrigidire i muscoli, aveva sentito come un “crick” alla base del collo, e nel giro di due secondi si era resa conto di non poter più muovere la testa.
Il giorno dopo la Befana provò a ribellarsi all’ingiunzione di rimanere a casa per un mese.
“Ma come faccio, dottore? Devo ancora completare il lavoro di segreteria, ultimare gli ordini, fare lo stoccaggio in magazzino… e poi, il 5 gennaio devo consegnare!”
“Il 5 gennaio non se ne parla neanche, signora. Vuole rovinarsi la salute? Lei deve cominciare a riguardarsi, non è più una fanciulla, suvvia!”
“Ma si rende conto di quello che mi chiede? Io sono la Befana!”
“E io sono Babbo Natale… Signora! Ha idea dell’umidità che scende di notte? Tutto a carico delle sue ossa. Lei lavora troppo, abusa della sua età e delle sue forze. Non si discute: se ne sta a casa almeno fino a metà gennaio.”
Rimasta sola, la Befana si sentì prendere dallo sconforto. Poi fece un sospiro profondo e cercò di sollevare lo sguardo quel tanto che la fasciatura le consentiva. “Non devo perdere la calma. Devo solo organizzarmi, assumere dei collaboratori. Non posso più fare tutto io, il lavoro negli ultimi anni si è moltiplicato. E al corso di aggiornamento ce l’hanno spiegato bene: uno dei principi fondamentali del management è proprio delegare. Delegare, delegare, delegare, per poter svolgere meglio il lavoro dall’inizio alla fine, dalla raccolta dati alla consegna della merce, alle telefonate di follow-up per verificare il gradimento del servizio.”
“Ti do due consigli,” le disse l’amico Cristoforo, Santo patrono dei viaggiatori, venuto un paio di giorni dopo ad ascoltare la angosce della Befana.
“Il primo: rallenta, Befana, sei stanca. Sei nervosa. Pensi ai bambini tutto l’anno, poi ti arrabbi con loro perché non ti mandano più le lettere e i disegni fatti a mano come una volta, e arrivi al 5 gennaio che sei esausta. Questo torcicollo non è affatto un caso, ma un segnale importante di cui devi tener conto! Riposa, rilassati.
Secondo: chiama Santa Lucia e Babbo Natale e fatti aiutare. Chiedi loro di distribuire i tuoi regali, solo per quest’anno. E non storcere il naso. Sì, lo so, c’è sempre stata un po’ di competizione tra voi, ma qual è la priorità, qui? Avanti, dimmi, qual è?”
“I bambini…” sospirò la Befana.
“I bambini. Vedi che lo sai da sola? Chiama i tuoi colleghi e chiedi aiuto.”
“Sì, Cris, farò come dici tu. Ma non li chiamo tutti e due. Litigano di continuo, non lo sai? Sono come il sole e la luna, il diavolo e l’acqua santa… Farebbero un gran pasticcio! Meglio non metterli a lavorare insieme.”
“Davvero? Non sapevo…”
“Davvero. L’ultima volta, Santa Lucia lo ha chiamato ‘U diavulazzu’, perché sa che è tutto vestito di rosso, anche se lei non può vederlo… Babbo Natale era furioso.”
“E va bene. Chiedi solo a Babbo Natale, allora. È generoso, ed è un professionista. Non lo dovrai neanche pregare… e farà un ottimo lavoro.”
La mattina dopo la Befana, che si stava ormai rassegnando all’idea, telefonò a Babbo Natale per chiedergli se poteva sostituirla la notte del 5 gennaio. San Cristoforo aveva visto giusto: Babbo Natale non se lo fece dire due volte.
“No problem, Beffy! Fammi solo chiudere il 25 e poi mi metto in moto per il 5!” “Grazie,” rispose la Befana a denti stretti. “Guarda che se non puoi, posso organizzarmi diversamente…”
“Ma figurati, Beffy! Considerala cosa fatta! Ci vediamo da te alle dieci la sera del cinque!”.
Messo giù il telefono, la Befana cominciò, inaspettatamente, a sentirsi più leggera. “Per una volta che mi faccio aiutare… Non cascherà mica il mondo!”,
La sera del cinque gennaio, Babbo Natale si presentò puntualissimo davanti al magazzino della Befana, che poi era proprio accanto alla casa di lei.
“Il dolore al collo è molto più sopportabile, ormai…” la sentì dire.
“Il dottore ha esagerato, io sto già bene!” continuò lei.
“Scherzi?” replicò severo Babbo Natale “Sei pallida, non sei ancora a posto! Tu non preoccuparti di niente, penso a tutto io.”
“Ma le renne? Avete già girato tutta la notte del 25… è un superlavoro anche per loro!”
“Le renne sono in formissima e io sono fresco come una rosa, non si vede, Befanuccia? E poi… ti assicuro che il cenone di Capodanno mi ha meravigliosamente rifocillato!”
La Befana non seppe cosa rispondere. In effetti Babbo Natale scoppiava nel suo completo rosso. Un’esplosione di salute e anche del cotechino del Veglione, probabilmente. Era lei a perdere colpi!
Gli diede la cartellina con gli ordini, l’inventario e gli indirizzi. Poi gli porse le chiavi del magazzino. Fece una carezza alle renne e, a lui, un cenno di saluto.
“Ci vediamo domattina, Beffy! Vengo da te a fare colazione. E sta’ tranquilla!”
La Befana rientrò  mestamente in casa. “Vorrà dire che guarderò un po’ di tv, non lo faccio mai… E speriamo che mi concili un po’ il sonno”.
Erano le tre di notte, quando sentì squillare il cellulare. Guardò il monitor: il nome di San Cristoforo lampeggiava sul dislplay.
“Ciao, Cris, come mai a quest’ora della notte?” Percepì, dall’altra parte, come un’esitazione. “Befana, sei a casa, tu?”
“Certo che sono a casa, avevamo deciso così, no?”
“E i regali?”
“Cris, ti sei già dimenticato? Ci pensa Babbo Natale, per quest’anno. Io sono a riposo.”
Un’altra esitazione.
“Cris, è tutto a posto?”
“Befana, qualcosa non va.”
La Befana si sentì il collo sudato sotto la fasciatura.
“Cosa vuoi dire?”
“Sto controllando le rotte notturne sul monitor, come al solito.”
“Beh, lo fai sempre, no? Con il satellite…” Sentiva il collo sempre più sudato.
“Appunto, Befana, da quando c’è il GPS. E ho visualizzato la slitta di Babbo Natale che partiva da casa tua.”
“Infatti. È stato da me in serata, abbiamo fatto il passaggio di consegne ed è partito. Cosa c’è che non va?”
“Cosa c’è che non va? C’è che sono le tre di notte e Babbo Natale non ha recapitato neanche un pacco, finora! La slitta è parcheggiata da ore sullo stesso tetto!”
“Santissimi Magi! E cosa aspetta quel chiacchierone a muoversi!? Ne va del mio nome! Della mia reputazione! E dei miei bimbi, che hanno diritto ai loro regali!”
“Befana, non lo so. Provo a chiamarlo, vuoi?”
“No, no, lascia. Lo chiamo io, quel pelandrone. Lo chiamo io!”
Ma Babbo Natale la precedette con un sms. La Befana lesse sul monitor del telefono:  
“INCASTRATO NEL COMIGNOLO DI CASA DI MATTIA, PRIMO BAMBINO LISTA. PROVATA ESTRAZIONE CON RENNE, INUTILE.”
La Befana si sentì venir meno. Le tre di notte… i regali ancora tutti sulla slitta… le renne… Babbo Natale incastrato… Il cotechino di Capodanno… Lei con il collo bloccato… Cos’era, un incubo? Forse. Ma poi le venne un’idea. Cercò un numero sulla rubrica del cellulare.  
La parola “sgomento” descrive solo in minima parte lo stato d’animo di Babbo Natale, che oltre a sentirsi disperato, provava anche un grande imbarazzo nel trovarsi con il pancione bloccato nel primo fumaiolo della notte. Com’era potuto succedere? Quanti comignoli aveva disceso negli ultimi cent’anni con l’agilità di un ragazzino? Stavolta, poi, aveva voluto anche strafare: ci si era buttato a pesce, e le gambe erano la parte di lui che le renne vedevano agitarsi all’esterno, e che neanche tirando tutte insieme erano riuscite a far avanzare di un solo centimetro.
Ma i miracoli accadono.
A un certo punto della notte, quando si stava ormai addormentando a testa in giù nel camino, Babbo Natale si sentì afferrare ai pantaloni all’altezza delle caviglie. Poi si sentì trascinare da una forza che gli parve cocciuta e fiera, da una volontà ostinata che non conosceva nelle sue renne. Ben presto si trovò a gambe in aria sul tetto pieno di neve, il pancione finalmente libero. “Ma cosa…” E mentre si rimetteva in piedi e iniziava a togliersi di dosso neve e fuliggine, il suo sguardo incrociò quello del più paziente, riservato e dolce degli animali.
L’asinello di Santa Lucia, già carico con una parte dei regali della Befana, si godeva le carezze dalla sua padrona, pronto a partire. Come la vide, Babbo Natale fece istintivamente un piccolo inchino e disse: “Buonasera, Lucia.” “Andiamo,” ribatté la Santa.
La mattina seguente, all’ora della colazione, la Befana sentì delle risatine e lo scalpiccio degli zoccoli degli animali. Si affacciò. Babbo Natale, in piedi accanto alla slitta ormai vuota di regali, porgeva la mano a Santa Lucia: “Occhio al gradino, Lucy. Ti faccio strada…”.


Giuliana Salerno

Treviglio, 15 dicembre 2012
 

 

 

 

 

 

 

3 commenti:

  1. Giuliana sempre number one
    Dany

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  2. E' un bel racconto che mette allegria. E Beffy è un nomignolo piacevole per un nome altrimenti orribile (Befana. Ma dai!!!). La fa apparire come una vecchietta simpatica, non come una specie di strega. Rivalutiamo la Beffy e la sua scopa.

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  3. Che piacevole coincidenza: entrambe una visione molto moderna del Natale, sara' il nome? :-)

    Giuliana A.

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