venerdì 21 ottobre 2011

Balbian - Racconto di Marino Polgati (Puntata 1 di 3)


“Oddio, se ghè adess. Che vuoi bambino! Smamma! Dai. Foera di bal.”

Chi parlava era il Balbian, così chiamato perché quello era il paese dove abitava. Era una delle poche cose che si sapevano di lui, oltre al fatto che era un bravo e stimato panettiere e che quando stava al suo paese era astemio. Arrivava a… un paio di volte l’anno e ci rimaneva circa una settimana, il tempo di spendere in vino tutti i soldi che aveva in tasca. Ubriaco marcio dalla mattina alla sera. Era mattino presto. Lo stavo guardando da qualche minuto. Mi aveva incuriosito perché, passando sul sentiero di campagna che mi portava alla scuola, lo avevo visto dormire sdraiato sotto la grande quercia.

“Allora te ne vai o no?”, mi ripeté con la voce impastata dal sonno e dai postumi della sbornia.

“Perché hai dormito lì?”, trovai il coraggio di chiedergli. Si mise a ridere mentre si tirava su a sedere.

“Sei il primo bambino che non ha paura di me e non scappa,” mi rispose stupito. “Bravo. Per premiare il tuo coraggio ti rispondo e non ti trasformo in un rospaccio schifoso. Dormo sotto questa quercia perché di notte proprio qui, nel silenzio assoluto, tenendo l’orecchio premuto contro il terreno, sento tutto quello che accade sottoterra. È bellissimo, senti le radici che bevono acqua, i vermi che scavano gallerie, gli elfi che cavalcano le talpe e poi spingono fuori quei funghi che sono pigri o paurosi e non vogliono uscire in superficie”.
“Ma dai!” ribattei “Vuoi dire che quando trovo i funghi chiodini sotto gli alberi è perché sono stati gli elfi a spingerli fuori dalla terra?”
“Che ignorante che sei! Che scoperte, sennò a che cosa pensi che servano gli elfi! Però solo i funghi pigri o paurosi, gli altri escono da soli perché sono curiosi e vogliono vedere cosa c’è fuori. E comunque qui sotto, di notte, è bello, anche se è umido e freddo. Si sente la civetta che va a caccia, senti cadere le ghiande e se sei fortunato, a volte, succede di vedere i ghiri che vengono a prenderle per mangiarsele.”
“Ma quante cose succedono sotto la quercia” dissi io, affascinato dal racconto “Perché a noi bambini dicono che non dobbiamo parlare con te?”


Nessun commento:

Posta un commento