lunedì 3 ottobre 2011

"Tempi" di lettura

In tutte le mie esperienze di scrittura e di sperimentazione intorno alla scrittura, ho incoraggiato gli altri (i partecipanti al corso o chiunque abbia avuto fiducia nel mio parere sottoponendomi un testo) a scrivere in modo da “farsi capire”.
Lo stesso accade a me e continua ad accadermi: docenti di scrittura, editori, clienti e manuali raccomandano soprattutto semplicità e chiarezza. E sintesi.
Perché il mondo va veloce. Perché la maggioranza delle persone non ha tempo/voglia/pazienza di soffermarsi su concetti laboriosi o di affrontare uno stile complesso o di arrivare in fondo a un articolo di tre colonne. Perché le sollecitazioni sono tali e tante (sms in arrivo, notizie di cronaca corredate da imperdibili gallerie di immagini, aggiornamenti da facebook, pop up sul monitor del pc che rinviano a in[de]finite possibilità di dare una svolta alla carriera e alla vita etc.), che non è materialmente possibile accordare a un testo la stessa concentrazione di una quindicina d’anni fa.
E allora, semplifichiamo. Tagliamo aggettivi, potiamo avverbi, eliminiamo le considerazioni superflue. Se scriviamo un incipit, che sia “esplosivo”, che scaraventi il lettore nella storia. E la storia, che sia veloce, fitta di cose che succedono e di colori che cambiano. Bando a introspezioni, elucubrazioni, sospensioni, digressioni: azione! Altrimenti il lettore ci molla in quattro e quattr’otto.
Eppure…
Eppure, sospetto che rendere le cose troppo “facili” al lettore significhi fargli un torto, sottovalutare le sue capacità, la sua volontà e i suoi pensieri. E mi sono sentita confortata nel leggere, sul Domenicale de Il Sole 24 ore di ieri, l’intenso articolo dello scrittore spagnolo Enrique Vila Matas: “La lettura attiva vi allunga la vita”, di cui riporto un breve estratto:

 “[…] Il viaggio nella lettura attraversa spesso terreni difficili che richiedono tolleranza, libertà di spirito, capacità di emozioni intelligenti, desiderio di comprendere l’altro e di avvicinarsi a un linguaggio differente da quello in cui siamo sequestrati. Come dice Vilém Vok, non è così semplice per un lettore sentire il mondo come l’ha sentito Kafka: un mondo in cui si nega il movimento ed è impossibile anche solo andare da un villaggio all’altro”.

 Giuliana Salerno


Pablo Picasso, Testa di donna che legge

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