lunedì 31 ottobre 2011

Brevis, troppo brevis - Barbariga


Immaginate di essere un abitante di Canicattì, provincia di Agrigento, che si diletta nella scrittura.

Immaginate di aver preso parte, con un componimento breve, a un premio letterario internazionale organizzato da un comune del bresciano dal nome un po’ barbuto e un po’ lèttone.  

Immaginate che la segreteria organizzativa del premio vi abbia contattato per comunicarvi che potreste essere nella rosa dei vincitori – i nomi dei quali verranno resi noti solo nel corso della cerimonia di premiazione – e che il vostro lavoro sarà pubblicato, comunque, nell’antologia che raccoglierà le opere giudicate più meritevoli e qualitativamente degne di nota.

Immaginatevi, dunque, a fare due conti. Voi abitate, come detto, a Canicattì. Il viaggio è lungo e oneroso e voi lavorate con contratto a progetto. I progetti che potete fare per voi stessi sono, in realtà, circa 0,00001 all’anno.

Però voi alla cerimonia premiazione ci volete andare: al momento dell'iscrizione al concorso sapevate benissimo che da qui a lì c'erano - fonte Google Maps - 1462 chilometri, 15 ore e 11 minuti di auto; quindi, è inutile rammaricarvi a posteriori di non aver puntato su un obiettivo geograficamente più prossimo.

E allora, è bello sognare un po’. Magari avete vinto voi. Magari avete sbaragliato tutti. Magari – più probabilmente se siete una donna, diciamocelo – la vostra immaginazione è già migrata tumultuosamente in guardaroba, incalzata dalla domanda “Cosa mi metto?”.

Vi sembra di sentire già la suspense. Il palco, le prove microfono, i flash. Il discorso della giuria, i ringraziamenti degli sponsor, la prolusione del sindaco, il momento della proclamazione. Terzo classificato… Secondo classificato… Primo classificato… Il vostro nome che si libra dalla giuria al pubblico. Voi che vi alzate in piedi con sussiegosa reticenza.

Poi riaprite gli occhi, vi ammonite duramente: “Non essere ridicolo/a, figurati se premiano te, eccetera eccetera”. Decidete ugualmente di partire: sarà un diversivo, un'esperienza, un modo di incontrare gente nuova.

Il giorno arriva. Investite mezzo stipendio tra  taglio, permanente, colore, messa in piega, viaggio in pullman, pernottamento in ostello della gioventù, un paio di scarpe nuove trovate alle Matte.

Ma siete contenti, è una piccola avventura. Raggiungete il luogo della cerimonia.

A quel punto vorreste che il tempo si fermasse a prima della premiazione. Quasi non lo volete più, quel premio. Volete continuare a sognare. E se non avete vinto, cosa che forse è anche la più probabile? E se fosse stato un viaggio inutile? E se foste rimasti a casa? E se… E se…

Ma è bello galleggiare nella bolla spazio-temporale in cui tutto può ancora avvenire. È bello che le cose debbano ancora fare il loro corso. È bello, almeno per un’altra oretta, non sapere.

La sala comincia a riempirsi, voi siete ancora in piedi all’ingresso, anzi, un po’ di lato, in attesa che tutto inizi. Incrociate gli sguardi di altri probabili partecipanti. Ogni sguardo, una storia. Ogni respiro, una piccola speranza. Come voi.

Poi notate un assembramento di persone sul fondo della sala. Vi avvicinate, sbirciate, vi beccate una frustatina in faccia da una coda di cavallo aromatizzata al cocco.

Ci sono due signorine dietro a un tavolo. Sul tavolo, tanti libricini tutti uguali. Su ciascun libricino, il titolo del premio letterario. Ogni libricino, venite a sapere subito dopo, costa dieci euro.

Prima di proseguire, immaginate quali sarebbero stati i vostri pensieri, caso mai il fatto lo aveste vissuto davvero.

Ricapitolando: siete arrivati da Canicattì in questo comune del bresciano dal nome un po’ barbuto un po’ lèttone. Siete in attesa dell’inizio della cerimonia di premiazione. Ribadiamolo: la cerimonia di premiazione non ha ancora avuto inizio.
Il vostro sguardo si è posato sui libricini messi in fila sul tavolo come soldatini. Cosa pensate? Quali domande vi ponete? E, soprattutto, cosa fate?

Giuliana Salerno




2 commenti:

  1. dunque, vediamo: potrei mettermi a sfogliare il libricino, e far finta di non vedere che ci sono già i nomi dei vincitori. Potrei a questo punto mettere subito giù la pubblicazione, vorrei sognare ancora un po', grazie. Vorrei non essere troppo vicina all'amica che invece lo apre, sbircia, scorge, legge, rilegge, strabuzza gli occhi, apre bene per capire se c'è qualche pagina incollata, ma non ci sono pagine incollate, i nomi sono lì, e il mio non c'è...
    D.

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  2. L'ansia mi sta giocando un tiro mancino, ho fretta di sapere.
    Tachicardia severa, mano tremante: non resisto. Un gesto rapido, ed è nelle mie mani. Esito, sono pronta per il verdetto? Per nascondere l'affanno, cerco il nome dell'amica. Se non c'è lei...
    E mi sento come quando, da bambina, la mia bella bolla di sapone svaniva, portandosi via i colori dell'arcobaleno.
    Fiorenza

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