martedì 22 marzo 2011

Diario del 4° incontro - 19 marzo 2011 - Smontiamo (e rimontiamo) il racconto

Dal diario di viaggio di Fiorenza. Non una virgola dell’incontro è andata persa. Le parole si rincorrono fitte fino a un finale che fa venir voglia di… esserci.
Grazie, Fiorenza.
Giuliana

***

Sabato 19 marzo 2011, quarto incontro del nostro laboratorio.
Nostro, perché siamo un gruppo formato: non solo perché ci siamo presentati e ci conosciamo per nome, ma soprattutto perché sappiamo qualcosa gli uni degli altri.
Giuliana, infatti, ci ha condotti con garbo e maestria a parlare e scrivere di noi, spontaneamente, senza timore di essere giudicati.
Sono stati i primi difficoltosi passi: un lavoro introspettivo che, forse, ci ha colti di sorpresa, ma che sta già producendo i suoi frutti.
Dalla scorsa settimana ci stiamo esercitando sui racconti, in particolare abbiamo sviluppato e poi concluso un testo d’autore del quale conoscevamo solo la parte iniziale.
Oggi, dopo la restituzione degli esercizi assegnati negli incontri precedenti, Giuliana si sofferma individualmente per commentare le note e le osservazioni ai singoli testi, portandone alcune all’attenzione di tutti.
Dopo la lettura  della parte finale del racconto di Moravia “L’incosciente”, entriamo nel vivo del tema odierno: costruire una storia.
L’introduzione è affidata alla lettura di un brano di Dino Buzzati, un racconto breve, intenso, tratto dalla raccolta Centottanta racconti.
Ci scambiamo apprezzamenti e considerazioni sull’incipit. Notiamo che il testo presenta un cambiamento di soggetto: le “casse”, sulle quali l’autore ha incentrato la prima parte del racconto, si tramutano in ricordi, divengono i giorni perduti, il tempo che non ritornerà più.
Non si tratta di un refuso: la scelta è studiata, voluta; l’insolito procedere ha sovvertito il modello classico, è uscito dai canoni del racconto. L’effetto è forte – personalmente ne rimango affascinata – cresce riga dopo riga il senso di angoscia per ciò che oramai è perso, irrecuperabile.
I nostri pensieri corrono, l’interesse è alto!
Ma qual è la struttura base del racconto? Giuliana ci indica i punti che costituiscono lo schema classico: iniziosviluppo, culmine (o anche acme, o climax), scioglimento, finale.
La fabula, ci precisa, presenta i fatti così come si susseguono, in ordine cronologico e logico, ma l’intreccio ne farà una storia.
Nella programmazione iniziale del lavoro, dopo la pianificazione degli eventi, occorre identificare i punti e gli elementi da porre in collegamento per sviluppare la storia.
Proviamo ad immaginare un personaggio principale, una linea descrittiva generale e tutti quegli elementi che, posti in relazione tra loro, possano concorrere a rendere la narrazione interessante.
Immaginiamo di voler scrivere una storia nella quale si verifichi un incidente d’auto. Raccontarlo all’inizio, prima di fornire qualsiasi sulle persone coinvolte e sulla loro vicenda, non sortirà lo stesso effetto che farlo dopo essersi soffermati sulla giornata del protagonista, sulla sua personalità, su quella del conducente dell’altro veicolo coinvolto, intrecciando e concatenando tutti gli elementi utili.
La decisione che assumeremo su come collegare tutti i pezzi della storia costituirà la trama del nostro racconto.
In previsione del lavoro che ci assegnerà, Giuliana sintetizza i punti che contraddistinguono il racconto breve: brevità (appunto); pochi personaggi, i caratteri peculiari dei quali saranno generalmente desumibili dal testo e non da accurata presentazione; unità della narrazione, ovvero un unico nucleo narrativo per spazio, tempo ed azione, con una vicenda centrale, alla quale potranno collegarsi altri eventi; evoluzione del personaggio.
Ci suggerisce di fare uno schema preliminare allo svolgimento del lavoro intervenendo poi, in caso di necessità, sull’ordine iniziale, tenendo d’occhio l’equilibrio tra le parti della storia che stiamo scrivendo.
Abbiamo varie domande da porre, soprattutto in ordine al punto di partenza, all’intreccio. Giuliana cita Stephen King, per il quale c’è solo una “situazione” da cui partire. Ma lui è Stephen King! Allora, per il momento, ci accontentiamo di mettere a punto i “fondamentali”.
E il rapporto tra culmine e scioglimento? Non sempre sono momenti diversi, lo scioglimento può essere assorbito dal culmine, per esempio con un colpo di scena. Ed ecco che la nota di Giuliana al mio esercizio mi risulta più chiara!
Non si tratta, dunque, di regole ferree: penso al racconto di Buzzati e vorrei saper scrivere così, poche parole, capaci di evocare altre suggestioni e di scavare in noi, parole che si colorino di tutti i significati che il lettore vorrà vedere.
Veniamo messi alla prova: dobbiamo scrivere un breve racconto che contenga la situazione presentata in aula.
Non è semplice per me, non sono immediata. Si inizia, ma il tempo vola e suona ben presto l’adunata… Qualcuno è già riuscito ad abbozzare il racconto e lo legge.
Continueremo a casa, come esercizio per sabato 26 marzo.
La pioggia battente ed un temporale che ricorda quelli estivi ci riportano al presente: non so voi, ma io, per due ore, mi sono sentita in un’altra dimensione. 

Fiorenza T.


1 commento:

  1. Queste descrizioni delle ore di laboratorio sono veramente una più bella dell'altra. Ciao G.

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