martedì 29 marzo 2011

Diario del 5° incontro - 26 marzo 2011 - Ricomincio dall'incipit

Ecco il quinto, prezioso manoscritto. Grazie a Donata per la cura con cui ha saputo dare senso e unità a frammenti che, senza il suo impegno, sarebbero andati smarriti.
Giuliana Salerno
                                              ***
L’avventura continua! Passo dopo passo, e senza averne consapevolezza, ci si trova dentro ad un incredibile gioco che ci sta portando, attraverso un percorso decisamente stimolante, verso un finale che non conosciamo e che sarà diverso per ognuno di noi. Per questo la voglia di ritornare ogni sabato pomeriggio  è sempre più forte.  E oggi, sabato 26 marzo…
“Ricomincio dall’incipit”.
I lavori riprendono con un breve riepilogo degli argomenti trattati nell’incontro precedente. Si fa di nuovo il punto sulle caratteristiche del racconto e del racconto breve, sulla differenza tra fabula e intreccio, sulla struttura classica di una storia, che si snoda attraverso inizio, sviluppo, climax, scioglimento e finale (non necessariamente in quest’ordine).
La scaletta
Giuliana sottolinea che, dopo un lavoro preliminare in cui ci saremo avvalsi della mappa mentale e del free-writing, utili a individuare la direzione nella quale vogliamo muoverci nel nostro percorso di narrazione di una storia, è importante passare a un approccio più “strutturato” realizzando una scaletta di riferimento. Questa scaletta conterrà le varie parti della nostra storia e sarà divisa, a seconda di ciò che andremo a scrivere, in scene e/o capitoli. Si potrebbe iniziare immaginando la prima scena e quella finale, ad esempio, e poi, man mano, riempire spazi e tempi intermedi. Ovviamente la scaletta non dovrà essere d’intralcio all’immaginazione e all’ispirazione ma, al contrario, divenire strumento flessibile sul quale muovere gli elementi a seconda delle necessità poste dal nostro testo, via via che questo prenderà forma. Ed ecco che, per fissare il concetto e anche per riderci su, sullo schermo compaiono le immagini di uno scaletto in legno e di una vera e propria scala mobile! 
“La collana” di Maupassant
Fatte queste premesse, passiamo ad analizzare le caratteristiche del racconto di Maupassant “La collana”. Identifichiamo la struttura composta da incipit, sviluppo, apice, scioglimento e finale. Fiorenza evidenzia un incipit della vicenda a suo parere spostato molto lontano dalla parte iniziale del testo. Interviene quindi Daniela, e dopo alcune osservazioni da parte di altri componenti del gruppo, si conclude sottolineando il taglio tradizionale, molto descrittivo, “ottocentesco” del racconto, quasi improponibile per il lettore di oggi che è abituato ad andare subito al punto.
L’incipit
Si passa  ora all’approfondimento del concetto di “incipit” .
Giuliana cita Roberto Cotroneo, il quale nel suo Manuale di scrittura creativa afferma di “scrivere per sedurre il mondo”. Giuliana fa anche un riferimento a Proust, che nella Recherche dedica una trentina di pagine alla descrizione di una notte insonne, prima di iniziare a dare qualche elemento della storia! Scelta inconcepibile, oggi, questa, data la concorrenza di una copiosa produzione libraria che impone agli autori che desiderano essere letti di fare uno sforzo per distinguersi attirando il lettore con uno stile snello e seduttivo.
Quando si scrive bisogna sempre immaginare il potenziale lettore a cui sarà destinata la nostra opera. Vanno quindi concentrati nelle prime righe o nelle prime pagine elementi che, accendendo la curiosità di chi si accinge a sfogliarlo, aumentino le possibilità che il nostro libro venga letto. Può anche capitare, ovviamente, che ci siano degli ottimi incipit in libri che poi risultano non essere all’altezza di quegli “attacchi”: un libro mediocre non viene salvato da un incipit mirabolante, così come è vero che esistono libri nei quali è un più faticoso “entrare”, ma che poi aprono le porte di mondi indimenticabili.  
Tornando al nostro argomento, pare sia davvero difficile stabilire un’unica caratteristica che renda un incipit particolarmente efficace.  Sicuramente, è bene che le prime righe siano d’impatto e che contengano qualche indizio sul mondo che quella storia andrà a costruire.
L’incipit dovrà essere allora breve, leggero, fluido.  Si pensi all’incipit di Sostiene Pereira di Antonio Tabucchi, lieve e multisensoriale pur nella drammaticità degli eventi che verranno man mano rievocati.                     
Potrà contenere delle domande, sempre efficaci a stabilire un rapporto diretto con il lettore. A questo proposito vengono portati ad esempio l’incipit delle Catilinarie di Cicerone, davvero coinvolgente, e l’attacco di Non avevo capito niente, di Diego de Silva. Quest’ultimo incipit consiste in una frase che, pur in assenza di punto interrogativo, si può leggere come domanda: “Perché si va a passeggio alla fine di un amore”.                         
In altri casi, l’incipit potrà farti “rovesciare il caffè“, come fa notare Alessandro Lucchini nel suo prezioso volume Business Writing e come riescono benissimo Kafka ne “La metamorfosi” e Jules Verne nel dialogo serratissimo che dà inizio alla vicenda de L’isola misteriosa (o meglio, catapulta il lettore nel bel mezzo di quella vicenda).
Esistono poi incipit meno efficaci, ad esempio quelli che sono troppo ricchi di particolari. Il rischio, in questi casi, è di rivelare troppo all’inizio e di non lasciare spazio a nessuna curiosità, che poi è il motore che fa andare avanti nella lettura. Sicuramente molto incisivo è l’incipit che sbalza il lettore nel mezzo di una situazione di tensione, lì dove l’azione è in pieno svolgimento.
Volendo fare a tutti i costi una schematizzazione – sempre tenendo presente che qualsiasi tentativo di classificazione riferito all’incipit potrebbe rivelarsi fuorviante – distinguiamo tra incipit “ad avviamento lento” (quello che ti fa scivolare per gradi nella vicenda narrata) e incipit “fulminante” (quello che con poche parole ti cattura e ti fa rimanere avvinto alle pagine del libro).
Laboratorio di scrittura
È arrivato il momento di lavorare sul libro che ciascuno di noi, su invito di Giuliana, ha portato da casa. Rimandiamo ad un altro momento ogni approfondimento sul perché abbiamo scelto proprio quel libro e ci dedichiamo all’esercizio: dobbiamo stabilire se l’incipit è fulminante o lento e, in entrambi i casi, se “funziona”, se svolge cioè il compito di attrarre a sé il lettore. In qualunque caso, quell’incipit dovremo riscriverlo.                                                                                                     
Il gruppo è impegnato nell’impresa e il tempo passa veloce, troppo! Le note dell’adunata interrompono i pensieri e, a partire da Daniela, ognuno legge il proprio lavoro. Giuliana fa notare che l’incipit non deve necessariamente corrispondere all’inizio della vicenda narrata e che, comunque, è possibile scriverne una prima versione – o non scriverlo affatto in prima battuta – per poi tornare a rielaborarla più avanti, a lavoro di scrittura quasi ultimato.  
A questo punto Giuliana assegna il “compito” per sabato 2 aprile: scrivere l’incipit  del nostro prossimo racconto!  Fermento in aula: pare che nessuno avesse questo progetto…                                                         
Anche la bolletta della luce ha un incipit,” conclude, sorridendo, Giuliana.
Peccato, il tempo è volato. Avrei voluto restare ancora ma mi devo accontentare di portare con me quello che queste ore hanno lasciato: la voglia di continuare!!! A sabato prossimo!
Donata C.

Scaletta d'autore

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