lunedì 14 marzo 2011

Riepilogo del primo incontro (26 febbraio 2011)

Salve a tutti,

ecco una sintesi degli argomenti trattati nel corso del nostro primo incontro.

Abbiamo iniziato leggendo alcuni brani dal libro On Writing di Stephen King, soffermandoci sulla necessità di scrivere e leggere molto per coltivare il nostro talento di narratori e sull’utilità (sempre secondo King) dei corsi di scrittura nei quali sia concesso “dedicare grande parte del proprio tempo al proprio piccolo mondo dei sogni”.

Dopo le presentazioni, abbiamo letto e commentato un estratto da un articolo pubblicato da la Repubblica del 4 gennaio 2011. Si tratta di una serie di interviste a scrittori più o meno noti, tra cui Mario Vargas Llosa, premio Nobel per la letteratura 2010, il quale così ha risposto sulle ragioni che lo hanno portato a scrivere:

Scrivo perché imparai a leggere da bambino e la lettura mi procurò tanto piacere, mi fece vivere esperienze tanto entusiasmanti, trasformò la mia vita in una maniera così meravigliosa che credo che la mia vocazione letteraria fu una sorta di traspirazione, di derivazione da quella enorme felicità che mi dava la lettura.
In un certo modo, la scrittura è stata come il rovescio o il completamento indispensabile della lettura, che per me continua a essere la massima esperienza di arricchimento, quella che più mi aiuta ad affrontare qualsiasi tipo di avversità o fallimento. D'altra parte, scrivere, che all'inizio è un'attività che si mischia alla tua vita con le altre, con la pratica diventa il tuo modo di vivere, l'attività centrale, quella che organizza del tutto la tua vita.
La famosa frase di Flaubert che sempre cito: - Scrivere è un modo di vivere -. Nel mio caso è stato esattamente così. È diventato il centro di tutto ciò che faccio al punto che non concepirei una vita senza la scrittura e, ovviamente, senza il suo complemento indispensabile, la lettura.

Ci siamo dunque posti anche noi la domanda: “Perché scrivo?” e abbiamo lavorato insieme su questo punto, indagando le ragioni che ci spingono a scrivere e gli obiettivi – se ce ne sono – che ci proponiamo di realizzare attraverso la scrittura.

Con la lettura di “Domenica sera”, una delle prime poesie di Raymond Carver, abbiamo gettato uno sguardo sul mondo di questo autore dalla vita dissestata, ma letterariamente significativa per chi nutra un particolare interesse per la narrativa cosiddetta “breve”. La prosa asciutta e precisa di Carver ci ha, quindi, condotto a Hemingway e al suo “principio dell’iceberg”, che consiste nel rappresentare soltanto la parte emersa dell’iceberg, corrispondente a circa un ottavo dell’intera massa di ghiaccio. La porzione di iceberg che rimane sommersa è tutto ciò che l’autore sceglie di non raccontare e che, nello stesso tempo, conosce bene. La capacità di Hemingway (che è anche di Carver e degli autori più grandi) consiste nel saper scegliere cosa raccontare e cosa tacere. A questo proposito mi viene in mente la celebre frase “La sventurata rispose” con la quale Manzoni, come ricorderete, allude alla relazione di Gertrude con Egidio (siamo nel X Capitolo de I promessi sposi). Nel paragrafo successivo la seduzione si è già compiuta: “In que’ primi momenti, provò una contentezza, non schietta al certo, ma viva”. Anche in questo alludere e poi (pietosamente?) omettere è la grandezza del Manzoni.

Anche Italo Calvino ci ha dato un contributo – e molti ancora ce ne darà! – con le sue Lezioni americane, così fitte di notizie e suggestioni da poter riempire, da sole, una trentina di laboratori di scrittura. La lezione a cui abbiamo fatto riferimento è quella dal titolo “Esattezza”, nella quale Calvino appare perfettamente in tema per l’attenzione – nel suo caso quasi maniacale – all’uso di un lessico e di una sintassi accuratamente scelti, soppesati, vagliati. Riporto, di seguito, una parte del testo proposto in aula:

“[…] Mi sembra che il linguaggio venga sempre usato in modo approssimativo, casuale, sbadato, e ne provo un fastidio intollerabile. Non si creda che questa mia reazione corrisponda a un’intolleranza per il prossimo: il fastidio peggiore lo provo sentendo parlare me stesso. Per questo cerco di parlare il meno possibile, e se preferisco scrivere è perché scrivendo posso correggere ogni frase tante volte quanto è necessario per arrivare non dico a essere soddisfatto delle mie parole, ma almeno a eliminare le ragioni d’insoddisfazione di cui posso rendermi conto. La letteratura – dico la letteratura che risponde a queste esigenze – è la Terra Promessa in cui il linguaggio diventa quello che veramente dovrebbe essere.”

 Prima di congedarci, abbiamo parlato di free-writing (scrittura libera) e della opportunità di “imbavagliare” il critico che è dentro di noi quando siamo ancora alla ricerca di idee per i nostri testi e possiamo permetterci di procedere, per così dire, a briglia sciolta. Ecco alcuni suggerimenti per sciogliere i muscoli in questa primissima fase di elaborazione e per entrare in contatto con i primi pensieri, quelli che ancora non sono stati condizionati o mediati dal nostro “censore interno”.

         Inizia da un punto qualsiasi
         Scrivi velocemente
         Dimentica stile, ortografia, grammatica e punteggiatura
         Libera la mente, non lasciarti invischiare dalla logica
         Sentiti libero (o libera)
         Lascia fluire immagini, pensieri, parole, emozioni
         Se proprio non hai niente da dire, scrivi che non hai niente da dire J
         Mettici il cuore! ♥

Il titolo di questo primo incontro era “Voglia e paura di scrivere. Ritrovare la propria voce”. Di seguito, alcuni dei testi citati in aula:
Calvino, Italo, Lezioni americane, Palomar Srl e Mondadori, 1993.

Carver, Raymond, "Vicini" da Vuoi star zitta per favore?, Garzanti, 1992.

Carver, Raymond, “Domenica sera”, da Il nuovo sentiero per la cascata, Traduzione italiana di Riccardo Duranti, Roma, Minimum fax, 2001.

Hemingway, E., Il principio dell’iceberg. Intervista sull’arte di scrivere e narrare, a cura di G.Plimpton, Il nuovo melangolo 1996.

King, Stephen, On Writing. Autobiografia di un mestiere. Sperling & Kupfer, 2001.

A presto per gli aggiornamenti, il diario del terzo incontro al quale Sara starà già alacremente lavorando (vero, Sara? ;-), ulteriori notizie bibliografiche, le tracce degli esercizi per sabato 19 (ci sarà almeno un papà da festeggiare in aula, da quello che so!).


Giuliana Salerno


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