mercoledì 18 aprile 2012

Appunti dal corso - Incontro di sabato 14 aprile

All’inizio del corso abbiamo parlato della necessità di affinare le nostre capacità di osservazione. Cosa accade intorno a noi? Quali aspetti della realtà si evolvono e si modificano? Quanto “ci perdiamo” dei dettagli, delle trasformazioni, dei fenomeni del mondo umano, animale, vegetale? E cosa potremmo, invece, notare semplicemente esercitando le nostre capacità di osservazione e ascolto più del solito?
L’esercizio di “sbucciare un’arancia” e raccontare le sensazioni collegate a quell’esperienza aveva proprio lo scopo di ricordarci che i nostri sensi sono continuamente chiamati in gioco nelle attività che svolgiamo ogni giorno.
Vista, udito, gusto, olfatto e, in generale, le sensazioni corporee ci permettono di accedere a un’infinità di informazioni e dettagli riguardanti ciò che avviene dentro e fuori di noi. Quella che invece ci manca è, molto spesso, l’abitudine di utilizzare consapevolmente i cinque sensi come strumenti di conoscenza della realtà.
Anche gli esercizi di descrizione di alcuni oggetti di casa erano un invito a osservare l’ambiente con più attenzione. Siamo, ad esempio, in grado di raccontare a memoria soggetti e caratteristiche (autore, tecnica, epoca) dei quadri appesi alle pareti del nostro soggiorno? Potremmo specificare le dimensioni, la forma e il colore del portaombrelli nell’ingresso? E il materiale di cui è composto? Ricordiamo con precisione aspetto, marca e provenienza del robottino da cucina che pure utilizziamo tutti i giorni?
In particolare, questi esercizi lasciavano la libertà di svolgerne la traccia sia in modo oggettivo, realizzando pure “schede tecniche”, sia inserendo nel testo riferimenti personali quali il significato e le emozioni ad essi collegati.
Eppure, molto più di puri e semplici “esercizi di osservazione e descrizione” si sono rivelati gli scritti che mi sono arrivati sul tavolo.
E sapete quali, a mio parere, si sono distinti dagli altri per forza, nitidezza, efficacia?
Forse quelli puramente descrittivi?
Forse quelli descrittivi con un breve accenno “emotivo-psicologico” alla propria relazione con l’oggetto?
Oppure quelli, diciamo così, “cinquanta e cinquanta”?
I brani di alcuni autori che in queste settimane ci stanno guidando nel nostro percorso ci hanno aiutato a formulare delle risposte o, comunque, a decidere in quale direzione muoverci. Nei prossimi post comparirà parte degli estratti letti insieme in aula.

Giuliana Salerno




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