13 gennaio 1959
Caro Brignetti,
ho riletto il tuo libro (La riva di Charleston, N.d.R.) e l’ho
fatto leggere ad altri amici. E devo dirti sinceramente che i difetti
fondamentali che c’erano prima ci sono ancora. E non so darmene pace perché
sono convinto che il libro buono c’è, si tratta solamente di sfrondare,
tagliare senza pietà.
Tagliare cioè tutto quel che
c’è di “poetico” e “profondo” e che invece è terribilmente di second’ordine:
tutti i discorsi su E, i dialoghi d’amore, i ricordi del dizionario e della
palude, insomma tutto il mondo psicologico di questo babbeo di protagonista
devi – non dico modificarlo o attenuarlo o sfoltirlo – devi farlo sparire
completamente, non lasciarne traccia, dimenticarti completamente di averlo
scritto. Hai in mano un romanzo bellissimo; con una struttura narrativa a prova di bomba, con un interesse di vicende che ti prende da principio alla fine, con quella virtù mai abbastanza lodata nei pochi romanzieri che ce l’hanno che è la precisione […] e vai a infarcirlo di tutti i cascami d’un lirismo retorico da quattro soldi! Sono molto arrabbiato con te, di non riuscire a farti capire questa cosa.
Mi dirai: ma allora devo fare del protagonista una figura di cui si sa poco o nulla, anonimo, senza volto? Sì, ti rispondo, certo, chi se ne frega, fai del protagonista una figura di cui si sa poco o nulla, anonimo, senza volto, che se mai i suoi ricordi se li tiene per sé, e vedrai che tutto fila e il romanzo diventa un bellissimo romanzo.
Ti rimando il dattiloscritto. Vorrei che ti rimettessi a lavorare armato d’una sacra ferocia verso te stesso e d’un sacro amore verso la tua opera.
Cari saluti
Dattiloscritta.
***
Qualche anno dopo, in una lettera dell’11 gennaio 1966 allo stesso autore e riferendosi a un altro romanzo, Il gabbiano azzurro, Calvino avrebbe scritto:
“[…] Il racconto nuovo ha
immagini molto poetiche; ma ti preferisco quando racconti dei fatti, più che
nell’abbandono lirico; ossia mi piace l’abbandono lirico che veste una
struttura di racconto di fatti.”
Italo Calvino, I
libri degli altri, Einaudi, 1991.

Nessun commento:
Posta un commento