martedì 8 novembre 2011

Il ginnasio di Camilleri

“Succedeva in queste occasioni che Giuliana, che aveva un altro vocabolario, mi chiedesse il mio per fare raffronti. Poi me lo restituiva. All’inizio del terzo trimestre, durante le ripetizioni del pomeriggio in Collegio, il tutore mi chiese in prestito il vocabolario di latino. Io glielo diedi. Dopo una diecina di minuti, uno schiaffone tanto violento quanto inatteso mi fece cadere dalla sedia. Il tutore mi sovrastava, rosso in faccia: “Mascalzone! Farabutto! […]”.

Dall’articolo “Lo sputo di Empedocle”, di Andrea Camilleri, inserto del Sole 24 Ore di domenica 6 novembre 2011 (qui)


Per me è ormai impossibile leggere un brano di Andrea Camilleri senza sentire anche la sua voce. A leggere sono io, ma a raccontarmi la storia è lui, con l’incedere lento e fitto della sua cadenza agrigentina.
Il brano che ho citato “esplode” come un miniracconto nel racconto più lungo.
La punizione arriva perché l’allievo ha barato o copiato, pensi.
Invece no…
Sembra un ricordo improvviso, che doveva rimanere nelle dita dello scrittore e che è sfuggito per sbaglio. È una stanza della memoria che s’illumina, una traccia audio trascritta sovrappensiero.
Romantica e inaspettata, (involontaria?), ecco com’è questa storia nella storia. Come le cose più belle.


Giuliana Salerno

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