martedì 15 novembre 2011

Visioni - Racconto di Sara Maffioletti (Puntata 2 di 4)

Qualche giorno dopo proposi a Giorgio, un amico che non vedevo da un po’ di tempo, di fare un giro in bicicletta. Percorremmo la strada che costeggia il fiume, la cui vegetazione mi ricordò le foreste thailandesi dove ero stata anni prima. Più avanti mi fermai a scattare qualche foto ad un castello medioevale che creò in me ulteriori suggestioni.
Mi sentivo come se tutti i canali della percezione si fossero aperti. In pochi chilometri era come se fossimo stati in molti luoghi e tempi. Ci fermammo davanti a un campo di calcio, appoggiai la bici alla cancellata per fumarmi una sigaretta mentre i bambini giocavano quella che probabilmente era una delle loro prime partite.
Mi girai verso Giorgio e gli domandai: “E se la concezione che abbiamo del tempo fosse irreale?”.
Mi guardò con la faccia di uno che non ha ben capito. Continuai: “Nel senso che noi crediamo che la lancetta dell’orologio vada in senso orario. Ma se fosse solo una nostra credenza, se così non fosse? Se la vita scorresse al contrario? Tipo… io e te dobbiamo ancora fare quel viaggio: non è ancora successo!”.
Giorgio corrugò il volto e mi guardò obliquo. Forse cercava di intuire dove volessi andare a parare. O forse pensò che fossi impazzita: troppo ossigeno ai muscoli, troppo poco al cervello…
Può darsi: ma ci poteva essere della verità in quei pensieri fantasiosi?
Continuai con le mie fantasticherie: “E se fossimo capaci di percepire la realtà della nostra esistenza solo nelle intuizioni nate da stati di coscienza alterati?”.
Giorgio mi fissava immobile con espressione sempre più perplessa e capii che, per il momento, non era l’interlocutore più adatto. “Sì, dai!...” esclamai, sorridendo.  
“Guarda che non sono l’unica a fare ’ste elucubrazioni, tipo percorrere il tempo in senso inverso. Pensieri metafisici e cose simili ricorrono in molti romanzi, nel cinema… Nulla di nuovo, ma se potessi, tu cosa cambieresti di ciò che dovrà succedere nel prossimo passato-futuro?”
“Beh, diverse cose, credo.”
Mi aveva risposto secco, e senza aggiungere altro aveva afferrato il manubrio della bicicletta e si era messo a pedalare. Lo seguii riprendendo la strada, sollevai la macchina fotografica e come un’abile “paparazza” gli scattai delle foto. Tempo rapido sulla reflex e l’energia cinetica di Giorgio fu gelata nella fissità dell’immagine insieme alla scritta “Summer” stampata sulla T-shirt che aderiva alla sua schiena ben fatta.



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