venerdì 11 novembre 2011

Racconto collettivo, puntata 2

Cari Scrittolettori,

come ricorderete, venerdì scorso vi ho proposto le prime battute di un ipotetico racconto ancora quasi tutto da scrivere (qui).
GRAZIE A TUTTI coloro che hanno già raccolto la sfida. E grazie a voi che continuate a leggere e che ancora scriverete per il blog.  
Pubblico di seguito alcuni degli sviluppi parziali che mi avete inviato all’indirizzo giulianasalerno@yahoo.it. Ci ho provato anch’io…
Leggeteli e sceglietene UNO che vi ispiri. Quindi, progredite ancora un po’ nella storia e inviatemi un altro pezzo, segnalandomi da quale contributo avete ripreso il filo del racconto (A, B, C o D).
Per coloro che già hanno scritto: ripartite da un brano diverso dal vostro. Esempio: Daniela, sviluppa per favore la storia raccogliendo lo spunto offerto da Marino, da Giosuè o da me. Quello che hai già scritto tu… è un dono per gli altri di cui ti ringrazio.
E tu… Sì, dico a te! Proprio tu, che vieni a trovarci sul blog e non hai ancora scritto nulla… Provaci!

A venerdì prossimo per ulteriori… sviluppi (per l’appunto).

Giuliana Salerno

°°°
Sviluppo A (di Daniela Invernizzi)
[…] Che così non dovesse essere, di vivere questa vita pigra ma rassicurante, non lo decise lei, ma il Fato, Dio, il Destino.
Accadde un giorno qualunque, mentre ciabattava in giro per casa cercando un senso alle cose da fare e tuttavia contenta per quella normalità. Un giorno incerto di metà novembre, con il sole ancora caldo che si alternava a nuvole di passaggio, e mentre stendeva una camicetta all’aria sul balcone di casa, la vide.
La donna attraversò di corsa, guardando da una parte all’altra e premette il campanello di casa sua dopo essersi toccata i capelli, sistemata l’impermeabile.
Sapeva, Lidia, per una strana chiaroveggenza, che quella donna era lì per lei. Lo sapeva da prima che attraversasse.
Aprì di sotto senza neppure chiedere chi fosse. La donna salì le scale e la trovò pronta alla sua porta di casa.
Si guardarono, salutandosi con un piccolo cenno della testa.
“Non avrei mai voluto arrivare a questo punto,” esordì la donna, tradendo un tono di scusa. “Posso entrare?”
Lidia si fece da parte, abbassando gli occhi. La osservò muovere quei due passi dall’ingresso al soggiorno, ammirò i suoi stivali di cuoio, le gambe snelle sotto i jeans, i capelli biondi stesi sulle spalle: avvertì un senso di sgretolamento.
Un cigolio impercettibile, come un disturbo di frequenza.
La crepa invisibile nel quadro quasi perfetto della sua esistenza si stava aprendo in uno squarcio tanto grande quanto inatteso.
“Sono incinta” disse quella “È di Alfredo”.

***

Sviluppo B (di Giosuè Jemma)

[…] Ma ora, inaspettatamente, sentiva riaffacciarsi lo stimolo di sperimentare ancora una volta l’efficacia delle “tre fasi”, ovviamente ricominciando dalla terza per poi ripartire con le altre due.
Certo, le terza era la più difficile da affrontare: nei cinque anni trascorsi a fianco dell'amato marito, non s’era mai sognata (oddio, magari qualche sogno c’era stato, ma era rimasto tale) di tradirlo. Ma come trattenere la naturale predisposizione alla seduzione, tenuta più o meno inconsciamente a freno dall’amore verso il coniuge?
Non sembrava solo frutto di risvegliati turbinii ormonali, che alla sua giovane età erano scontati, o della innata capacità seduttiva che tutte le donne – da graziose in su – possiedono in misura proporzionale al loro fascino. Sentiva la necessità fisica di cambiare qualcosa nel suo ménage quotidiano e la tentazione di lasciarsi andare alla seduzione era via via più forte. Occasioni non le mancavano: la sua attività professionale le offriva numerose opportunità di incontri stimolanti ed anche nella cerchia di amicizie di famiglia, qualche figura interessante s'era manifestata.    

*** 

Sviluppo C (di Marino Polgati)

[…]Ma ora sentiva che poco a poco la sua vita aveva perso di interesse, si stava spegnendo anche se lentamente. E non voleva.
E questo ribellarsi all’apparente inevitabile epilogo della propria vita, come della vita di tutti, le procurava sofferenza. 
Accettazione. 
Questo le avevano insegnato, un tempo, madre e nonna. Accettazione mascherata da maturità, in alternativa a una perenne inquietudine. Non era giusto e non le piaceva. Ci aveva provato, ma il suo dolore e la sua voglia di felicità non si erano mai acquietati. 
Le mancavano quei sentimenti forti che la coinvolgevano tutta quando s’innamorava di un uomo. 
Quei voli leggeri sulle nuvole, quegli sguardi carichi di significati, di promesse di felicità. Le carezze, i baci, e le piccole attenzioni che all’improvviso sfociano in avvolgenti e consumanti 
passioni.
La vita è soprattutto un insieme di emozioni. Emozioni da vivere e da dividere con temporanei compagni di strada. L’assenza di emozioni non è forse altro che stupida preparazione alla morte e un lento scivolare verso di essa? 
Perché prepararsi in tristezza a questo evento comunque inevitabile? Non è forse più logico e più umano vivere appieno la propria vita finché questa ci regge?
Lidia si sentiva ormai vicina ad una svolta decisiva. 
Avrebbe dovuto scegliere. Ora. Subito. O mai più.
Non voleva fare del male ad Alfredo, lo aveva amato e ora gli voleva bene. Gli avrebbe parlato e lui avrebbe capito. Non voleva ingannarlo. E poi, pensasse ciò che voleva! 
 

***

Sviluppo D (di Giuliana Salerno)

[…] Dal canto suo, Alfredo, reduce da una convivenza da cui era uscito letteralmente disossato, aveva provato con Lidia la piacevole, infantile sensazione che qualcun altro si prendesse la briga di decidere per lui.
Sei anni prima Lidia era entrata in CartaSemplice, la cartolibreria che lui gestiva all’uscita della tangenziale a ovest della città. E quando una bella ragazza come Lidia torna apposta in un negozio di periferia pur abitando in centro, parcheggia lì vicino e scende dalla macchina truccata, pettinata e vestita come se stesse andando a un matrimonio, avrebbe poi maliziosamente pensato Alfredo, un motivo sotto deve esserci.
Era rimasta francamente un quarto d’ora di troppo a sfogliare prima le agende e poi i libri tascabili; aveva indugiato con lo sguardo sull’edizione illustrata dell’Amleto che Alfredo aveva divaricato a pancia in giù sul bancone, per non perdere il segno; e gli aveva poi sorriso “con intenzione”, avrebbe ancora pensato Alfredo qualche ora più tardi.



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