come ricorderete, venerdì scorso vi ho proposto le prime
battute di un ipotetico racconto ancora quasi tutto da scrivere (qui).
GRAZIE A TUTTI coloro che hanno già raccolto la sfida. E
grazie a voi che continuate a leggere e che ancora scriverete per il blog. Pubblico di seguito alcuni degli sviluppi parziali che mi avete inviato all’indirizzo giulianasalerno@yahoo.it. Ci ho provato anch’io…
Leggeteli e sceglietene UNO che vi ispiri. Quindi, progredite ancora un po’ nella storia e inviatemi un altro pezzo, segnalandomi da quale contributo avete ripreso il filo del racconto (A, B, C o D).
Per coloro che già hanno scritto: ripartite da un brano diverso dal vostro. Esempio: Daniela, sviluppa per favore la storia raccogliendo lo spunto offerto da Marino, da Giosuè o da me. Quello che hai già scritto tu… è un dono per gli altri di cui ti ringrazio.
E tu… Sì, dico a te! Proprio tu, che vieni a trovarci sul blog e non hai ancora scritto nulla… Provaci!
A venerdì prossimo per ulteriori… sviluppi (per l’appunto).
Giuliana Salerno
°°°
Sviluppo A (di
Daniela Invernizzi)
[…] Che così non dovesse essere, di vivere questa vita pigra
ma rassicurante, non lo decise lei, ma il Fato, Dio, il Destino.
Accadde un giorno qualunque, mentre ciabattava in giro per
casa cercando un senso alle cose da fare e tuttavia contenta per quella
normalità. Un giorno incerto di metà novembre, con il sole ancora caldo che si
alternava a nuvole di passaggio, e mentre stendeva una camicetta all’aria sul
balcone di casa, la vide.
La donna attraversò di corsa, guardando da una parte
all’altra e premette il campanello di casa sua dopo essersi toccata i capelli,
sistemata l’impermeabile.
Sapeva, Lidia, per una strana chiaroveggenza, che quella
donna era lì per lei. Lo sapeva da prima che attraversasse.
Aprì di sotto senza neppure chiedere chi fosse. La donna
salì le scale e la trovò pronta alla sua porta di casa.
Si guardarono, salutandosi con un piccolo cenno della testa.
“Non avrei mai voluto arrivare a questo punto,” esordì la
donna, tradendo un tono di scusa. “Posso entrare?”
Lidia si fece da parte, abbassando gli occhi. La osservò
muovere quei due passi dall’ingresso al soggiorno, ammirò i suoi stivali di
cuoio, le gambe snelle sotto i jeans, i capelli biondi stesi sulle spalle:
avvertì un senso di sgretolamento.
Un cigolio impercettibile, come un disturbo di frequenza.
La crepa invisibile nel quadro quasi perfetto della sua
esistenza si stava aprendo in uno squarcio tanto grande quanto inatteso.
“Sono incinta” disse quella “È di Alfredo”.
***
Sviluppo B (di Giosuè
Jemma)
[…] Ma ora, inaspettatamente, sentiva riaffacciarsi lo
stimolo di sperimentare ancora una volta l’efficacia delle “tre fasi”,
ovviamente ricominciando dalla terza per poi ripartire con le altre due.
Certo, le terza era la più difficile da affrontare: nei
cinque anni trascorsi a fianco dell'amato marito, non s’era mai sognata (oddio,
magari qualche sogno c’era stato, ma era rimasto tale) di tradirlo. Ma come
trattenere la naturale predisposizione alla seduzione, tenuta più o meno
inconsciamente a freno dall’amore verso il coniuge?
Non sembrava solo frutto di risvegliati turbinii ormonali,
che alla sua giovane età erano scontati, o della innata capacità seduttiva che
tutte le donne – da graziose in su – possiedono in misura proporzionale al loro
fascino. Sentiva la necessità fisica di cambiare qualcosa nel suo ménage
quotidiano e la tentazione di lasciarsi andare alla seduzione era via via più
forte. Occasioni non le mancavano: la sua attività professionale le offriva
numerose opportunità di incontri stimolanti ed anche nella cerchia di amicizie
di famiglia, qualche figura interessante s'era manifestata.
***
Sviluppo C (di Marino
Polgati)
[…]Ma ora sentiva che poco a poco la sua vita aveva perso di interesse, si stava spegnendo anche se lentamente. E non voleva.
E questo ribellarsi all’apparente inevitabile epilogo della propria vita, come della vita di tutti, le procurava sofferenza.
Accettazione.
Questo le avevano insegnato, un tempo, madre e nonna. Accettazione mascherata da maturità, in alternativa a una perenne inquietudine. Non era giusto e non le piaceva. Ci aveva provato, ma il suo dolore e la sua voglia di felicità non si erano mai acquietati.
Le mancavano quei sentimenti forti che la coinvolgevano tutta quando s’innamorava di un uomo.
Quei voli leggeri sulle nuvole, quegli sguardi carichi di significati, di promesse di felicità. Le carezze, i baci, e le piccole attenzioni che all’improvviso sfociano in avvolgenti e consumanti
passioni.
La vita è soprattutto un insieme di emozioni. Emozioni da vivere e da dividere con temporanei compagni di strada. L’assenza di emozioni non è forse altro che stupida preparazione alla morte e un lento scivolare verso di essa?
Perché prepararsi in tristezza a questo evento comunque inevitabile? Non è forse più logico e più umano vivere appieno la propria vita finché questa ci regge?
Lidia si sentiva ormai vicina ad una svolta decisiva.
Avrebbe dovuto scegliere. Ora. Subito. O mai più.
Non voleva fare del male ad Alfredo, lo aveva amato e ora gli voleva bene. Gli avrebbe parlato e lui avrebbe capito. Non voleva ingannarlo. E poi, pensasse ciò che voleva!
***
[…] Dal canto suo, Alfredo, reduce da una convivenza da cui
era uscito letteralmente disossato, aveva provato con Lidia la piacevole,
infantile sensazione che qualcun altro si prendesse la briga di decidere per
lui.
Sei anni prima Lidia era entrata in CartaSemplice, la cartolibreria che lui gestiva all’uscita
della tangenziale a ovest della città. E quando una bella ragazza come Lidia
torna apposta in un negozio di periferia pur abitando in centro, parcheggia lì
vicino e scende dalla macchina truccata, pettinata e vestita come se stesse
andando a un matrimonio, avrebbe poi maliziosamente pensato Alfredo, un motivo
sotto deve esserci.
Era rimasta francamente un quarto d’ora di troppo a
sfogliare prima le agende e poi i libri tascabili; aveva indugiato con lo
sguardo sull’edizione illustrata dell’Amleto
che Alfredo aveva divaricato a pancia in giù sul bancone, per non perdere il
segno; e gli aveva poi sorriso “con intenzione”, avrebbe ancora pensato Alfredo
qualche ora più tardi.
Aiuuutoooo!!!! Una bella sfida, non c'è che dire!
RispondiEliminaDany