martedì 1 maggio 2012

Appunti dal corso - Incontro di sabato 28 aprile - Prima parte

Facciamo un paio di passi indietro.
Alcune settimane fa ciascuno di voi ha regalato a un collega di corso... un’idea. Un’idea che, secondo gli accordi che avevamo stabilito, conteneva uno o più elementi utili a immaginare una storia. E quindi: un’immagine, una sensazione. Un personaggio abitato da desideri e paure. Una situazione che contenesse i germi di un conflitto.
L’idea che Carla ha regalato a Cristian è pressappoco la seguente: una donna scopre quasi per caso che sua figlia, invece di essere sul punto di laurearsi, come aveva detto, ha sostenuto sì e no un paio di esami.
Cristian ha sviluppato questo spunto in un breve racconto, letto il quale gli ho proposto di scriverci sopra un dialogo tra madre e figlia, avendo cura che l’una non rivelasse all’altra di essere a conoscenza dell’inganno.
Ne è risultato uno scritto già efficace, al quale sabato scorso abbiamo ancora lavorato tutti insieme. Osservate le sottili variazioni di senso e di effetto ottenute sostituendo, eliminando o aggiungendo parti di testo, abbiamo anche considerato l’opportunità di abolire o ridurre la presenza (l’ingerenza?) della voce narrante.
Di seguito, il dialogo in questione. Nel post successivo, invece, qualche annotazione tecnica sul discorso diretto e, in particolare, sui dialoghi.

Giuliana Salerno

***

“Mamma, mamma…”
Un tocco delicato la scosse. Nadia aprì gli occhi: Elena la guardava preoccupata.
“Mamma… stai bene…?”
“Si tesoro, mi ero coricata un attimo. Tu come mai sei a casa così presto?”
“Il Prof. ha annullato la lezione all’ultimo minuto, come al solito. Se la tirano tanto, ma fanno gran poco.”
La madre la guardò di sbieco:
“Sembra che l’ambiente sia contagioso.”
“Cioè?”
“Beh, a ventidue anni si potrebbe almeno tenere le stanza in ordine. Tua nonna, ad esempio, non mi avrebbe mai permesso di uscire se avessi lasciato un  caos del genere in camera mia. E pure in casa, non me ne restavo di certo con le mani in mano. ”
“Dai, mamma, non attaccare con quella solfa, erano altri tempi.”
“Guarda carina mia, che non parliamo del Giurassico, ma di venticinque anni fa.”
“Ok, ma non me la vorrai ancora menare con la storia delle faccende di casa? Ho il lavoro al negozio, è un part-time, è vero, ma ho anche  l’università che  mi impegna tantissimo.”
“Già, l’università…”
“Sbaglio o il tuo tono era leggermente ironico?”
“Solo leggermente, ma visto che siamo in tema, quand’è che hai intenzione di dare l’ultimo esame?” 
“Sto finendo di prepararlo, lo sai, ma nel frattempo mi sono già portata avanti con la tesi. Ho scelto l’argomento, ho stilato un prospetto di lavoro da seguire, ho cercato il docente con cui prepararla, ho scelto il titolo e ho selezionato i testi da usare .”
“Prendi fiato, figlia mia. Non ti stancherai troppo?”
“Come sei premurosa… Mammina cara.”
“Sono una mamma… Ogni mia preoccupazione un giorno verrà ripagata, e la tua laurea sarà un ottimo anticipo.”
“Bene, se allora vuoi essere ripagata presto, ora mi lasci da sola, in modo che mi possa preparare per l’ultimo esame.”
“Questo e altro, per la mia futura dottoressa.”
Nadia si apprestò a uscire dalla stanza.
“Mamma.” La chiamò.
Nadia si girò, e guardandola dritta negli occhi:
“Sì?”
“Mi chiuderesti  la porta, per favore…?”

Autore: Cristian Longhi
Soggetto: Carla Fortunati



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