venerdì 18 maggio 2012

Aranceide - di Antonio Ciocca

Maledizione, un’arancia!
Forse l'unica cosa peggiore di un’arancia è una pera.
Ma dico, si può essere più sfortunati?
Doveva avermi letto nella mente, nel recesso in cui custodivo il segreto: “Io non so sbucciare la frutta”.
Non poteva essere una banana? Gialla, sinuosa, creata da madre natura per essere aperta con uno, al massimo due semplici gesti.
Certo, la vitamina “C” fa bene, ma non ci trovavo nulla di benevolo nel fatto che in quel momento fossi a tavola di fronte ai miei futuri suoceri e ad una dozzina di parenti di vario grado della mia fidanzata, con una grossa arancia di Sicilia nella mano sinistra  ed un coltello seghettato e affilatissimo nella mano destra.
Avrei preferito far cascare il coltello ed amputarmi un alluce, che vivere quanto seguì da quella situazione.
Già madido di sudore, mi feci coraggio. Sentivo gli sguardi puntati su di me, una tavolata di divoratori d’arance.
Persino il piccolo Tobia, arroccato nel suo seggiolone, succhiava una fetta della sua arancia, prontamente sbucciata dalla madre. Il succo aspro gli colava dalla bocca e arrivava ad ingiallire la bavaglina, ma di lui nessuno si curava se faceva pasticci… Aveva solo due anni.
Dov’era mia madre per sbucciarmi l’arancia e dov’ero io quando, alla domanda “Ne vuole una?”, risposi “Sì, grazie, molto volentieri”?
Mi sarei dovuto mordere la lingua.
Tutti sembravano aspettare che io sbucciassi quel maledetto agrume. Lo feci.
La prima incisione fu superficiale, ma sufficiente ad arrivare a togliere uno strato di buccia e a lasciar intravedere la scorza bianca che ricopriva gli spicchi.
Il secondo affondo, forse perché rassicurato dalla buona riuscita del primo, lo diedi senza prestare attenzione e fu più marcato.
Quando mi accorsi di averci messo troppa forza, era ormai troppo tardi.
Uno schizzo di succo acido colpì, alla velocità della luce, l’ospite che mi sedeva accanto.
La neo-vedova bisnonna Anselma venne centrata nell’occhio destro, affetto da cataratta. Il suo urlo fu così forte da far piangere di spavento il piccolo Tobia. Inoltre, la signora si agitò tanto per il bruciore, da ribaltarsi dalla sedia, trascinando con sé la tovaglia e il servizio di porcellana bavarese da dodici. Sommersa da avanzi di lasagne, arrosto, patate e tiramisù, venne soccorsa dai commensali.
Io, piccolo piccolo, pensavo alla bontà delle banane.

Antonio Ciocca


2 commenti:

  1. ahahahahahah! Spassoso!
    Dany

    RispondiElimina
  2. Bella Antò. La banana poi ci regala tanto di quel potassio (poverino, così bistrattato!)e se è matura al punto giusto è buonissima. Ma il profumo dell'arancia però ....
    Bello, piacevole e divertente. Peccato per l'ex servizio di porcellane bavaresi e, penso, per l'ormai ex fidanzata.

    RispondiElimina