“[…] la poesia cova nascosta, silenziosa,
come una forza segreta e insurrezionale.
È un contagio gioioso, sotterraneo,
ciclicamente pronto a riemergere improvviso.”
Valerio Magrelli
Non di trame e personaggi, ma di terzine e settenari s’è parlato sabato
scorso in aula. Non di dialoghi né di voce narrante, dunque, ma di strategie
metriche, retoriche e stilistiche, e del sentimento di cui queste possono
animarsi.
La professoressa Giuseppina D’Agostino ci ha traghettato oltre le
nostre prove di racconto in prosa, nei mari intimi e simbolici della poesia
classica e più tardi, con l'associazione Clementina Borghi, in quelli tumultuosi dell’esperienza di Vivian Lamarque.
Dopo un lungo oblio, ecco riapparirci le movenze de la donna mia quand’ella altrui saluta, la profondissima quiete ispirata dall’ermo colle, i nudi piedi di Valentino vestito di nuovo, le sacre
sponde che né più mai toccherò,
il ristoro di giugno sul verde melograno e il disperato canto alla silenziosa luna.
Non fu sempre dolce il nostro incontro giovanile con i poeti; non
sempre ci venne facile seguire e apprezzare la loro voce. Eppure, sabato scorso
ha segnato, per alcuni di noi, l’inizio di una riconciliazione con chi, come i poeti, ha saputo
riunire “zefiri sereni” e “spirto guerrier”, e che oggi meglio di altri
interpreta le necessità del nostro tempo.
Perché spesso, per scrivere un post,
un tweet o un sms ci vengono in soccorso proprio la brevità e l’efficacia di un
verso. Oggi più di ieri, sintesi e velocità sono esigenze che possono
incarnarsi nella poesia.
Sarà un caso che a vincere il Nobel per la letteratura pochi mesi fa
sia stato un poeta? Sarà un altro caso che proprio in quest’epoca
si siano accorti in tanti dei versi liberi (e forti, e densi) della polacca Szymborska?
E che dire della
suggestione del giapponese haiku, poesia
brevissima diventata per molti di noi un passatempo, un gioco, un’occasione?
Proprio con un
invito a scrivere haiku Giuseppina D’Agostino ha dato il via al primo
apprendistato poetico di “Eppur si scrive”. Tutti a comporre attimi poetici,
allora. Tempo di coglierli e di vestirli di versi. Ora di contar sillabe (poche, pochissime). Da snocciolare in breve, e
a breve, su questo blog.
Giuliana Salerno
Un gatto nero
in candeggina finì.
Un gatto bianco.
in candeggina finì.
Un gatto bianco.
Pino Pace

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