venerdì 4 maggio 2012

Trieste (di Umberto Saba)

Non me ne vorranno Saba e i triestini, se dedico questa poesia alla mia Salerno.
G.S.

***

Trieste

Ho attraversata tutta la città.
Poi ho salita un'erta,
popolosa in principio, in là deserta,
chiusa da un muricciolo:
un cantuccio in cui solo
siedo; e mi pare che dove esso termina
termini la città.
 
Trieste ha una scontrosa
grazia. Se piace,
è come un ragazzaccio aspro e vorace,
con gli occhi azzurri e mani troppo grandi
per regalare un fiore;
come un amore
con gelosia.

Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via
scopro, se mena all'ingombrata spiaggia,
o alla collina cui, sulla sassosa
cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa.
Intorno
circola ad ogni cosa
un'aria strana, un'aria tormentosa,
l'aria natia.


La mia città che in ogni parte è viva,
ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita

pensosa e schiva. 
Umberto Saba - da Trieste e una donna, 1910-12


Trieste

Salerno, I giardini della Minerva









Nessun commento:

Posta un commento