sabato 5 maggio 2012

Ode all'arancia - di Daniela Invernizzi

Ti guardo
ma so con assoluta certezza che non mi svelerai nulla. All’apparenza.
Cerco parole, anche rubate, per spiegare questi ultimi istanti che mi legano a te.

Ti ho visto
in quella vetrina di bontà dalle mille sfumature,
piramidi di colore per salutare l’autunno.

Ti ho temuta
passeggiando sotto gli alberi rigonfi sul lungomare di Albenga
pronta a cadere sulle nostre teste spensierate.

Ti ho annusato
piena di te nella cesta del contadino
o già pelle morta su una stufa accesa.

Ti ho sentito
rotolare giù per le scale
quando la borsa, ecologicamente corretta, come sempre si è rotta.

Ti ho toccato
piccolo sole morbido, per dimenticare lo stress stringendoti fra le mani.

Ti ho ammirato
per la tua forma che ricorda la perfezione.

Ti ho apprezzato
farti in quattro, altruista, per regalare refrigerio ad altri, come a me.

Ti ho mangiato:
questo è il “succo” del discorso.

Ora ti rimpiango
ma non meritavi di sopravvivere.
Non c’è posto, in questo mondo di avidi, per i dolci e teneri come te.

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